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30necropoli ha restituito borchie e un gancio di cintura a "8", tutti indi studi Postumia. Storia e archeologia di una grande strada romana alle radicidell'Europa, cremona 13-15 giugno 1996, a cura di G. Sena e e. arSLan, cremona,1998, pp. 21-28, alle pp. 22-24, e IDEM, Urbanistica e architettura nel Piemonte romano,in Archeologia in Piemonte, ii, L’età romana, a cura di L. MercandO, torino, 1998,pp. 29-48, alle pp. 29-32. Pertanto Dertona avrebbe avuto giurisdizione sul territorioconfiscato agli Statielli e almeno in parte loro restituito in concessione e, se fosse statacolonia latina, avrebbe governato comunità liguri adtributae in senso tecnico (cfr. ii,nota n. 39) e ottenuto un proprio ager centuriato, il quale però non poteva corrispondereall’ intera area degli insediamenti romani ascritti alla Tribus Pollia perché tale area eratroppo estesa a occidente, cosicché la maggior parte di quegli insediamenti doveva esseresuccessiva. infatti l’impianto urbano di Aquae Statiellae, i cui cives furono ascrittialla Tribus Tromentina, potrebbe indicare che anche i Ligures della Val bormida, almenoquelli rimasti nella zona ove fu poi istituito il municipium, fossero stati adtributi allacolonia di Dertona se realmente, come ha affermato e. Zanda cit, p. 34, nel centrourbano di Aquae Statiellae “l’orientamento prevalente di strade ed edifici sulla magliadella pertica tortonese (11’ nord est, sud ovest) ed il perfetto allineamento lungo uno diquesti assi con il Forum Fulvi, abitato romano presso l’attuale città di alessandria, nonlascia dubbi sul fatto che in base alla localizzazione della sorgente sia stata accuratamentepianificata la rete viaria e la distribuzione di fora e conciliabula”. L’incertezzaal riguardo sarebbe risolta se si conoscesse l’orientamento della centuriazione di AquaeStatiellae, la cui identificazione è resa difficile dalla natura collinare e montana del suoterritorio; incertezza accresciuta dal reticolato di Mantovana: cfr. ii, nota n. 45, e e.Zanda, Centuriazione e città, in Archeologia in Piemonte, ii, L’età romana cit., pp.49-66, alla p. 53 e alla fig. 24, nonché p. 59, la quale, sulla base della Finocchi, ha affermatoche nel centro urbano di Aquae Statiellae “l’orientamento prevalente pare quellodi circa 10-15° nord-est/sud-ovest”, quindi simile a quella di Dertona, ma che “sul territoriocircostante, collinare, non paiono visibili tracce di centuriazione”. comunque l’esistenzadi una importante civitas foederata o la deduzione di una colonia latina aDertona consentono di superare la difficoltà rilevata da e. SaLOMOne GaGGerO,dertona fra il II e il I secolo a. C. cit., pp. 84 e 85, che “sembra strano non solo che inquell’epoca i romani avessero già dato avvio a un’operazione di così vasto respiro inuna zona tanto estesa, non ancora completamente pacificata, e neppure ancora servita dauna rete stradale adeguata, che la collegasse alla zona emiliana, dove erano da poco sortinumerosi insediamenti di cittadini, ma anche che tale immane opera prendesse le mossenon da una comunità romana o latina, ma da una civitas foederata, che avrebbe assistitoin tal modo a un pesante intervento degli agrimensori romani nel proprio territorio”.infine non soltanto le terre, ma anche le risorse aurifere dell’alta Val d’Orba potevanointeressare Marcus Popillius e gli imprenditori romani, i quali, per il loro sfruttamento,non con la deportazione degli Statielli, ma con la loro riduzione in schiavitù, avrebberoottenuto mano d’opera a basso costo. Ovviamente questo obiettivo non sarebbe statoconseguito se effettivamente tutti gli Statielli avevano recuperato la libertà. Sui cumulidi ciottoli, ancora oggi esistenti sulle sponde del Gorzente, della Piota e della Stura, residuidel procedimento usato per ricavare l’oro dai terrazzi alluvionali di tali torrenti, cfr.G. PiPinO, Liguri o Galli? cit., pp. 24-30, il quale, considerando i dati e i tempi medinecessari per completare l’operazione e il silenzio degli autori greco-romani, ha calcolatoche lo sfruttamento delle risorse aurifere della Val d’ Orba avesse richiesto qualchedecennio e che “i lavori sono certamente molto antichi e risalgono alla locale età del ferroe, forse, alle prime fasi di romanizzazione”, cosicché ha ipotizzato che “l’ attività estrattivasi sia svolta prima del 150 a. c., il che ci porta ai

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