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hiver - Historical Revisionism by Vrij Historisch Onderzoek

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——————————————————————> Conseils de révisions / <strong>hiver</strong> winter 2007<br />

- solitamente pronta a gettare i mostri di questo genere in prima pagina, la questione viene trattata sì, ma<br />

abbastanza in sordina. Repubblica ne parla ma non indaga e il Corriere avanza solo il nome di quello che<br />

sarebbe dovuto essere il rappresentante italiano, il triestino Ugo Fabbri al quale però «per ragioni burocratiche» il<br />

passaporto è stato sospeso. Se leggiamo però il quotidiano spagnolo El Pais alcuni nomi ipotizzati ci sono,<br />

eccome. Per esempio Serge Thion, parigino già ricercatore del Centro nazionale delle Ricerche scientifiche e<br />

aderente alle tesi di Robert Faurisson e dei siti neonazisti, parimenti negazionista dei crimini di Pol Pot e, nel<br />

2003, “di casa” nelle conferenze del Partito dei Musulmani di Francia.<br />

Ed ecco poi, a dimostrare ancora una volta la contiguità tra l’estrema sinistra e l’estrema destra, e di<br />

queste due parti con il mondo islamico, il giovane «anarcosindacalista rivoluzionario» portoghese Flávio<br />

Gonçalves. Probabile l’intervento anche dello stesso Faurisson, oggi 78enne e da poco condannato a tre mesi di<br />

carcere per aver sostenuto tesi come quelle secondo cui «le camere a gas erano in realtà forni crematori per i<br />

cadaveri, necessari perché altrimenti ci sarebbero state molte infezioni».<br />

A proposito di contiguità tra estremisti, El Pais spiega che due tedeschi invitati da Teheran per la “riunione<br />

di accademici“ non ci saranno, ma solo per il motivo che è stato ritirato loro il passaporto. Uno è, Ernst Zundel,<br />

neonazista finito in carcere per due anni a causa della propaganda dell’odio razziale, e l’altro è Horst Mahler, ora<br />

diventato “nero”, ma che fu tra i fondatori della banda terrorista Baader-Meinhof, le Brigate rosse tedesche.<br />

Scavando ancora un po’ nel rapporto “particolare” che intercorre tra Teheran e l’occidente sulla questione<br />

della Shoah, scopriamo un altro particolare su cui è calato un inquietante silenzio. Nell’inqualificabile premio<br />

internazionale della satira sull’Olocausto, bandito in Iran come risposta alla vicenda delle vignette su Maometto,<br />

uno tra i vincitori è un cartoonist italiano, Alessandro Gatto. Ne dà notizia il sito ebraico European Jewish Press<br />

che lo intervista dopo aver spiegato che il concorrente è stato premiato con tre monete d’oro, una coppa e una<br />

menzione d’onore. Gatto, la cui opera comunque non irrispettosa raffigura le striscie di una giubba di un internato<br />

in un campo di sterminio nazista che diventano le sbarre per un palestinese, spiega di non essere antisemita. E<br />

che ha partecipato in nome della libertà di espressione e del fatto che era già in contatto con gli organizzatori del<br />

“contest”.<br />

Ma ha vinto il premio messo in palio dagli antisemiti e nessuno ne parla. Come nessuno parla del fatto<br />

che, a proposito di contiguità, Ahmadinejad ha ribadito alleanza e sostegno al capo del governo palestinese di<br />

Hamas, Ismail Haniyah, pochi giorni fa a Teheran, che ha promesso la jihad fino alla «liberazione di<br />

Gerusalemme».<br />

Se si pensa che mercoledì prossimo la sinistra estrema italiana accoglierà il premier israeliano Ehud<br />

Olmert in visita a Roma appoggiando chiaramente le tesi di Haniyah e Ahmadinejad, il cerchio si chiude. Ed ecco<br />

perché a nessuno in Italia viene in mente di calcare troppo la mano sulla conferenza degli amici dei negazionisti.<br />

Perché ci si potrebbe accorgere di averli non confinati nelle galere o nella lontana Teheran ma, ben comodi e<br />

vicini a noi. Seduti nelle poltrone della maggioranza che sostiene il governo Prodi.<br />

La Padania, 10/12/2006<br />

http://www.ucei.it/uceinforma/rassegnastampa/2006/dicembre/lapadania/101206_1.asp<br />

SEDICENTI FILOSOFI E STORICI NEGAZIONISTI<br />

E alla conferenza sull'Olocausto gli applausi per gli ebrei anti-Israele<br />

TEHERAN - L´applauso più forte lo ricevono, paradossalmente, gli ebrei. Rabbini ultraortodossi,<br />

contrari all´esistenza dello Stato d´Israele, convinti che gli ebrei sarebbero dovuti rimanere in esilio<br />

fino al giorno in cui il Messia verrà sulla terra. Cinque di loro sono seduti in prima fila, con i loro<br />

riccioli e i cappelli neri, alcuni portano distintivi con la bandiera israeliana su cui c´è una grande X.<br />

Quando parla il più focoso di loro, Moshe Friedman, della comunità ebraica antisionista di Vienna, e<br />

non solo attacca «il regime sionista del cosiddetto Stato di Israele» ma sostiene che i sionisti hanno<br />

collaborato allo sterminio per creare quello Stato, per i 300 negazionisti e antisemiti riuniti nella sala<br />

dell´Istituto di per gli Studi politici e internazionali del ministero degli Esteri è una bella<br />

soddisfazione. Anche il vecchio rabbino britannico Moshe Weiss viene applaudito. Anche se non nega<br />

l´Olocausto, «ci siamo passati attraverso», dice, ma contesta il diritto all´esistenza dello Stato<br />

israeliano e deplora che l´Olocausto sia servito da pretesto per crearlo. «Quello che mi auguro - dice - è<br />

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