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hiver - Historical Revisionism by Vrij Historisch Onderzoek

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——————————————————————> Conseils de révisions / <strong>hiver</strong> winter 2007<br />

contro la visione comunemente accettata dell’Olocausto.<br />

Ma perché proprio in Iran A questa domanda ha risposto Manouchehr Moammadi,<br />

viceministro degli Esteri, durante la cerimonia di presentazione della conferenza, domenica sera, che,<br />

rivolgendosi al gruppo di studiosi accorsi da tutto il mondo ha, con un sorriso, commentato: “Perché<br />

nel vostro Paese non sarebbe stato permesso”.<br />

E, ancora, sul perché di una simile iniziativa, Moammadi ha spiegato che se l’Olocausto è un<br />

fatto storico, come tale può essere analizzato, studiato e anche messo in discussione. Come tutti gli<br />

eventi consegnati alla storia.<br />

Questo lo spirito del convegno, sottolineato anche ieri, durante l’apertura dei lavori, dallo stesso<br />

capo della diplomazia iraniana Manucher Mottaki, che ha sottolineato come la conferenza “non abbia<br />

lo scopo di negare l’Olocausto”, ma si proponga invece l’obiettivo di “aprire un dibattito finalmente<br />

libero” rispetto ad un evento, attraverso la critica e la ricerca, senza alcun colore politico nè intento<br />

razzista. “Storici critici esistono a destra, a sinitra, tra gli ebrei e i cristiani”, ha continuato Mottaki,<br />

aggiungendo di “non voler negare l’opportunità di studiare un evento storico”. E forse proprio per<br />

rimarcare le istanze di ricerca al centro dell’iniziativa, e non i fini poltici, che il teatro del convegno è<br />

un riconosciuto istituto di studi storici come l’IPIS di Teheran, e non un palazzo ‘del potere<br />

istutuzionale’.<br />

In tanti sono morti durante le guerre che hanno sconvolto il mondo, molta gente, ha chiosato<br />

Mottaki, facendo un chiaro riferimento ai conflitti scatenati dagli Stati Uniti d’America, è stata uccisa<br />

in Vietnam o in Corea: su questi argomenti si continua a studiare, a fare ricerca, “quale differenza<br />

c’è”, quindi, con l’olocausto ebraico, si è chiesto il ministro iraniano.<br />

Il responsabile degli Esteri ha, nei fatti, proposto un nuovo approccio alla uniformità del sistema<br />

di pensiero corrente, basato sulla ricerca scientifica e sul coraggio di mettere in discussione l’ordine<br />

esistente: “Le accuse di fascismo e nazismo” rivolte ai revisionisti e a chi li appoggia “non sono<br />

scientifiche” ha per questa ragione affermato il ministro iraniano. Questo orgoglio, per le istituzioni<br />

iraniane, si traduce nella consapevolezza di aver organizzato un evento di rottura, della cui importanza<br />

si continuerà a parlare (nel bene e nel male) negli anni a venire; per aver riunito in una imponente<br />

iniziativa, senza precedenti, studiosi internazionali che si muovono fuori dai percorsi tracciati e<br />

accettati dalla storiografia ufficiale.<br />

***<br />

Neturei Karta, ebrei contro il sionismo<br />

http://www.rinascita.info/cogit_content/rq_attualita/Neturei_Karta_ebrei_contro.shtml<br />

| Martedì 12 Dicembre 2006 - 12:44 | Alessia Lai e Antonella Vicini |<br />

dalle nostre inviate<br />

Teheran - In bella mostra sulle loro lunghe giacche nere, che con il copricapo di feltro, la barba e la<br />

capigliatura tipiche fanno la divisa di questi singolari personaggi, una targhetta raffigura la bandiera<br />

palestinese in cui si legge la frase, inequivocabile, “A jew not a zionist”.<br />

Sotto, l’immagine del vessillo israeliano barrato con un segno rosso di divieto che lascia poco<br />

spazio all’interpretazione. Sono ‘Neturei Karta’, i rabbini pacifisti che propugnano un giudaismo,<br />

quello delle origini, basato sulla pacifica convivenza tra religioni. La loro ‘Terra promessa’, come ha<br />

sostenuto durante il suo intervento al convegno di Teheran il rabbino Moshe Ayre Friedman, di<br />

nazionalità austriaca, è soltanto un luogo spirituale identificabile con la stessa Palestina. Questo spiega<br />

l’assenza, nei loro discorsi, della parola ‘Israele’.<br />

Specificano che il sionismo è una questione “unicamente politica” che, dietro la maschera della<br />

religione, giustifica i propri crimini contro il popolo palestinese e l’occupazione dei Territori. Il<br />

riferimento all’Olocausto, che non mettono in discussione come evento storico e delle cui modalità non<br />

si interessano (“Un crimine è un crimine a prescinedere dai mezzi con cui viene perpretrato e da<br />

quanti lo subiscono”, ha spiegato Ahron Coen, rabbino di Manchester), è soltanto il punto di partenza<br />

per una riflessione più ampia sulla mitizzazione della Shoah utile alla realizzazione dei fini poltici<br />

sionisti. Quello che loro cercano di sconfessare ad alta voce è l’equazione ‘giudaismo’ uguale ‘sionismo’,<br />

e lo ripetono più volte nel corso del loro intervento, anche incalzati dalle pressanti domande di chi,<br />

dalla platea, non crede nelle differenze tra i due termini.<br />

I ‘Neturei Karta’ non hanno il sostegno esplicito della comunità ebraica. Abbiamo chiesto al<br />

rabbino Ysroel David Weiss quali siano i rapporti con i suoi correligionari, e la risposta fa luce sulla<br />

difficile collocazione ideologica di questo gruppo di ebrei ortodossi. “Non tutti hanno il coraggio di<br />

destarsi e di accettare che certi crimini vengano compiuti nel nome del giudaismo”, ci ha riferito il<br />

rabbino, che vive a New York, sottolinenando come “il sionismo ha il controllo dei mezzi di<br />

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