Giulio Reload - Operaincerta.it

Vera aveva tradotto il mio curriculum in francese. Così cominciai a
fare il giro dei ristoranti italiani della zona.
«Che lavoro cerchi?»
«Cameriere.»
«Che diploma hai?»
«Contabile.»
«Hai già lavorato come cameriere?»
«No.»
«Mi dispiace non hai il profilo adatto.»
Altra strada, altro ristorante:
«Che lavoro cerchi?»
«Cameriere.»
«Che diploma hai?»
«Cameriere.»
«Hai già lavorato come cameriere?»
«Si.»
«Mi dispiace non hai il profilo adatto.»
Mi trascinavo per le strade del centro, la cartella con i curriculum in
mano. Scrutavo con attenzione le vetrine in cerca di annunci di lavoro.
Ma sembrava che ci fosse sempre qualcosa che non andasse bene: non
parlavo abbastanza bene il francese, o il tedesco; non ero abbastanza
giovane; non ero abbastanza vecchio; non ero abbastanza donna... e per di
più il freddo mi stava entrando nelle ossa. L’inverno quell’anno, mi
dicevano, era più clemente del solito. Un tempo, cadevano non so quanti
centimetri di neve. Quell’anno di neve neanche l’ombra. In compenso un
vento gelido soffiava fra le case medioevaleggianti del centro storico,
infilandosi fra le viuzze acciottolate. Immaginavo, prima di me,
generazioni di disoccupati medioevali che facevano il giro delle botteghe,
infagottati nei loro mantelli, maledicendo i riccastri che sfrecciavano con i
loro cavalli 4x4 fra le stradine chiuse al traffico.
La cattedrale era uno spettacolo che non mi stancavo mai di
contemplare. Appena potevo ci passavo davanti per dare un’occhiata. In
stile gotico e pietra rossa, ricamata di cavalieri e demoni, si stagliava al
centro della piazza occupando, lei da sola, tutto un isolato. Con due torri,
ma una sola punta, si slanciava verso l’alto, che per vederla per intero ti
dovevi storcere il collo. Un’immensa astronave di pietra che aveva
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