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Sette<br />
Sbrigate le formal<strong>it</strong>à di r<strong>it</strong>o, grazie alle quali potei dare una sbirciata<br />
alla carta d’ident<strong>it</strong>à della rossa (Vera), le accompagnai in giro per il<br />
campeggio in cerca di un posto in cui piazzare la tenda. Camminando<br />
chiacchieravo con Enza, la piccoletta, mentre Vera si guardava in giro<br />
senza dire una parola. Enza era tedesca e Vera francese. Entrambe<br />
avevano gen<strong>it</strong>ori <strong>it</strong>aliani e si erano conosciute diverso tempo fa per mezzo<br />
di parenti in comune che ab<strong>it</strong>avano in Germania. Da allora, ogni estate, si<br />
facevano un viaggetto in Italia per riscoprire il paese d’origine.<br />
«Ma vi piace così tanto l’Italia?» - chiesi<br />
«Ci veniamo sin da piccole, i nostri gen<strong>it</strong>ori sono originari di un<br />
paesino della Sicilia. Ormai ci siamo affezionate all’Italia» - Era stata Vera<br />
a rispondere.<br />
«Io della Francia la cosa che più apprezzo è Daniel Pennac.» – buttai<br />
lì con un sorriso fesso.<br />
«Davvero!» – disse lei, con gli occhi grandi – «ma sai che io amo<br />
moltissimo Pennac! Non me lo aspettavo di trovare un <strong>it</strong>aliano che<br />
leggesse Pennac.» – continuò – «Ma tu sei <strong>it</strong>aliano, vero?»<br />
Lo presi come un complimento, forse non avrei dovuto – «Certo che<br />
sono <strong>it</strong>aliano. Ma tu che <strong>it</strong>aliani hai frequentato fino ad ora?»<br />
Camminando continuammo a parlare degli <strong>it</strong>aliani, del paesino da cui<br />
venivano i suoi gen<strong>it</strong>ori, della Francia, di Pennac. Io ci infilai pure un po’<br />
di Calvino e di Asimov, con qualche incursione su Jeeg robot d’acciaio e<br />
sul carattere pol<strong>it</strong>ico di Cap<strong>it</strong>an Harlock (scoprendo con orrore che in<br />
Francia si chiamava Albator... con la erre arrotolata).<br />
Facemmo senza accorgercene per due volte il giro del campeggio.<br />
All’inizio guardavamo le piazzole per la tenda, poi neanche quello. Ci<br />
lim<strong>it</strong>avamo a passeggiare, a chiacchierare, a fare finta di non accorgerci<br />
che Enza si era dileguata da un pezzo e che io avrei dovuto tornare al mio<br />
lavoro. Il sole nel frattempo era diventato un po’ più rosso e la brezza che<br />
si era alzata leggera ci scioglieva i capelli oltre che le lingue e gli sguardi.<br />
Parlavamo, parlavamo, parlavamo.<br />
Ad un certo punto arrivammo alla mia tenda. Ci sedemmo davanti<br />
all’ingresso e smettemmo di parlare.<br />
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