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Ventuno<br />
Continuai la mia passeggiata senza perdere d’occhio il supposto Lorenzo<br />
Tattà. Era sul marciapiede di fronte al mio che discuteva con un<br />
tipo vest<strong>it</strong>o come lui. Ab<strong>it</strong>o nero e capelli ingellati. Stavano davanti a un<br />
locale che probabilmente era una discoteca o un night. Sicuramente erano<br />
i buttafuori della sala. Più lo guardavo e più mi ricordava Tattà. Mi decisi<br />
ad andare più vicino e osservarlo meglio con una scusa qualsiasi. Tanto<br />
non avevo un cazzo da fare. Attraversai la strada e gli andai incontro.<br />
Estrassi una sigaretta: «T’as du feux?» [«Hai d’accendere?»]<br />
Mi squadrò attentamente. «Italiano?»<br />
«Si nota cosi tanto? Come hai fatto a capirlo?»<br />
«L’accento. E poi i francesi non danno del tu a uno che non conoscono»<br />
«Tattà?»<br />
Azzardai Sbarrò gli occhi. Potevo quasi vedere una serie di punti interrogativi<br />
apparire sopra la sua testa. «Senti, ho lasciato l’accendino in<br />
macchina», mi disse sorridendo.<br />
«Vieni è proprio qua dietro».<br />
Fece un cenno al suo collega e mi fece segno di seguirlo. Dietro l’angolo,<br />
nella stradina stretta, non ci aspettava nessuna macchina, ma sicuramente<br />
stava passando un tram perché mi sentii investire in pieno e caddi a<br />
terra stord<strong>it</strong>o. Mi ripresi che lui cercava di rimettermi in piedi.<br />
«<strong>Giulio</strong>, <strong>Giulio</strong> svegliati!»<br />
«Oh...dov’è il tram?»<br />
«Che tram?»<br />
«Quello che mi ha invest<strong>it</strong>o. Togliamoci dai binari»<br />
«Sei fuori? Non ci sono tram qui»<br />
«E allora...»<br />
«Allora ti ho messo a terra io»<br />
«...»<br />
«Non sapevo chi fossi. È da tanto tempo che nessuno mi chiama Tattà.<br />
Mi hai spaventato»<br />
«Ah!»<br />
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