Giulio Reload - Operaincerta.it

Trentotto
Il viaggio in treno fu faticoso. Provò ad ingannare il tempo lavorando
un po’ sulle correzioni ma non era cosa. Gli errori e gli strafalcioni d’italiano
avevano cessato da un pezzo di farlo sorridere, ormai lo innervosivano
e doveva trattenersi per non segnare tutto in rosso o prendere i suoi
alunni a maleparole. Che venivano a fare ai suoi corsi se poi non gliene
fotteva niente né della lingua né della cultura italiana? Probabilmente erano
convinti che l’avere pagato il corso significava aver comprato la lingua.
Un po’ come un software: paghi, installi e utilizzi. Nella società dei consumi
la lingua straniera diventa merce, se possibile usa e getta. Giusto il
tempo delle vacanze a Venezia e poi via, fuori l’italiano, dentro lo spagnolo
per il viaggio in sud America.
Lingue pret-à-porter e alunni/clienti che hanno sempre ragione. Hai
voglia a spiegare che ci vuole tempo e lavoro, che la lingua è qualcosa di
più di un sistema di codici e regole, che imparare la lingua italiana
significa approfondirne la cultura, la storia e la geografia; prima o poi uno
stronzo, che siccome non ha capito al primo colpo ti dice che questa
lingua è troppo difficile, lo trovi sempre. La cosa ultimamente gli
procurava bruciori di stomaco e un aumento considerevole di forfora.
Puntualmente a queste riflessioni ne seguivano altre. Metteva in
discussione la sua capacità di insegnare o peggio ancora, la sua passione
per il mestiere, che all’inizio era stata una fiamma enorme e intensa, come
le vampe di Santa Lucia che da piccolo aveva visto accendere per le strade
del paese e che poco a poco si era rimpicciolita, fino a diventare un
lumino, di quelli rossi che si mettono davanti alle foto dei cari estinti. Da
qualche mese poi la fiamma si era ridotta al minimo. Dalla separazione da
sua moglie, per l’esattezza. Anzi, dalla separazione da suo figlio, più
precisamente.
La separazione dalla moglie aveva avuto ben poche conseguenze
negative. D’altro canto si chiedeva ancora come aveva potuto sposare una
che si chiamava Lola, che era svizzera, che insegnava biologia molecolare,
che ordinava i cd per ordine alfabetico e che pretendeva di grattugiare lo
svizzero sugli spaghetti al pomodoro. Non poteva funzionare e non aveva
funzionato, pazienza. Ciò che invece gli faceva perdere il sonno era stata
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