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Giulio Reload - Operaincerta.it

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«Ti chiedo scusa. Ma al momento non ci tengo ad essere chiamato<br />

Tattà. Qui in Francia mi chiamo Laurent de Medicis»<br />

«Originale...»<br />

«Vero? Penso anch’io. Poi la gente mi guarda in modo strano quando<br />

mi presento. Con rispetto credo»<br />

«Vabbé! Senti Tatt... Lorenzo, allora mi hai riconosciuto?»<br />

«Ho trovato i tuoi documenti»<br />

«Hai letto il mio nome e ti sei ricordato...»<br />

«Veramente ti ho riconosciuto dalla foto. Dovresti rinnovare la patente,<br />

hai ancora la foto di quando avevi diciottanni, quella con gli occhiali<br />

a diciassette pollici»<br />

«Lasciamo perdere»<br />

Nel frattempo mi ero rimesso in piedi e mi massaggiavo la mascella,<br />

aspettando che le stelline che mi giravano intorno scomparissero.<br />

«Senti, non so te, ma io non ci sono ab<strong>it</strong>uato a farmi prendere a mazzate<br />

in un vicolo. Che ne diresti di offrirmi qualcosa di forte per riprendermi?»<br />

Andammo in un bar lì di fronte. Non so se si potesse definire proprio<br />

un bar. Era una via di mezzo fra un bar e un pub. All’interno legno dappertutto<br />

e finestre in vetro smerigliato giallo. A quell’ora del primo pomeriggio<br />

era frequentato sopratutto da anziani dal color<strong>it</strong>o rubizzo, per il<br />

freddo o per l’alcool con cui macchiavano le loro birre. Alcuni giocavano<br />

a carte come in un tipico bar del sud. La differenza era che le donne non<br />

erano escluse. Il gruppo che faceva più casino era quello di due coppie di<br />

anziani in fondo alla sala. Due donne e due uomini, seduti intorno a quattro<br />

birre, che si lanciavano battute piccanti ad alta voce, fra risate fragorose<br />

ed occhiate maliziose. Noi ci sedemmo poco lontano. Lorenzo mi offrì<br />

un Picon, una specie di amaro che si mischia con la birra. Ottimo. Mi sentii<br />

rapidamente invaso da un piacevole calore che mi schiarì alcune idee e<br />

me ne annebbiò altre.<br />

«Allora, che ci fai qui?», attaccai io.<br />

«Le ultime notizie che ho avuto su di te ti davano in una clinica a disintossicarti<br />

da non so quale droga.»<br />

«Sì mi ricordo. Non sono mai stato in clinica. Era una balla inventata<br />

dalla mia famiglia»<br />

«Ah sì? E perché?»<br />

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