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Quel giorno il Professore non aveva testa per correggere i compiti. Rimase in piedi, a guardarsi intorno. La giacca in mano e lo sguardo perso nel paesaggio urbano. «Buongiorno Professore!» Lui si voltò sorpreso. «Buongiorno», rispose. Aveva di fronte 'na bedda figghia 3 poco più alta di lui. Un vestitino a fiori leggero le metteva in rilievo le curve generose. Qualcosa all’interno del professore si accese flebilmente. Una fiammella da tempo ormai stutata. 4 «Con chi ho il piacere...» «Non si ricorda?! Concettina sono, Concettina Trovato. Ero sua alunna fino a cinque anni fa. Alla ragioneria.» «Oh, Trovato. Sì, sì. Settemmezzo. Il voto più alto della sua classe. Complimenti.» La ragazza arrossi leggermente, cosa che le conferiva un’aspetto ancora più invitante. «Come di pesca appena matura», si scoprì a pensare il Professore. «Non li corregge i compiti oggi, Professore?» «No, oggi sono stanco. Sono in vacanza!» - si sorprese a dire. «Ah sii ?» - la ragazza spalanco’ gli occhi. Il professore ci si sentì sprofondare dentro quegli occhi. Neri come ciliegie mature, gli riportavano in superficie ricordi ormai sepolti: i suoi vent’anni; Maria; il languore dei primi baci; ammucciuni 5 dietro la chiesetta di San Francesco; il profumo della sera... Il professore lottò per non annegare nella malinconia recitandosi come un rosario il piano contabile aziendale. «Sì, sì» - farfugliò infine - «sono in vacanza, l’ho deciso adesso.» «Che bello! Sono contenta, se le merita un po di vacanze professore.» Il corpo caldo di Maria avvolto dal vestito primaverile; l’ammortamento dei beni materiali al dieci per cento; la morbidezza dei suoi seni; l’imposta sul valore aggiunto; l’analisi dei flussi finanziari dell’odore della sua pelle... 3 Bella figliola. 4 Spenta. 5 Di nascosto. 54
«Mi scusi, ma io scendo qui, vado al lavoro. Arrivederla Professore e buone vacanze.» Lui la guardò scendere dall’autobus e la segui con lo sguardo allontanarsi. L’autobus ripartì, al ritmo delle bestemmie del conducente. «Curnutu! Curnutu tu e to' matri!» Il professore si sedette, di nuovo stanco. Rimise la giacchetta. Si mise la cartella sulle gambe. Tirò fuori la sua penna blu e quella rossa e cominciò a correggere i compiti di ragioneria. L’imprecazione del conducente risuonò più alta del solito. L’autobus sbandò di lato, andando a colpire il palo del divieto di sosta, davanti al quale, inspiegabilmente, non c’erano macchine in sosta quel giorno. Il Professore sbatté la testa contro il finestrino di fronte, sfondandolo. Morì sul colpo. 55
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GIANNI FAILLA GIULIO RELOAD operain
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