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«No, vicine di casa» – mi rispose lui sorridendo.<br />
«<strong>Giulio</strong>, Ma’! <strong>Giulio</strong> si chiama! Il s’appelle <strong>Giulio</strong> maman, no Giugno.»<br />
«Pietru ma che mi vai dicendo? Giugno, <strong>Giulio</strong>, e come la fate lunga<br />
voi giovini, basta che ci avete un diploma vi sent<strong>it</strong>e sapientoni.»<br />
«Veru Pippì? Sti giovini moterni! Ma ai tempi nostri dovevate nascere!<br />
Altro che Giugno e Luglio, in miniera si lavorava e ab<strong>it</strong>avamo nelle<br />
baracche di legno. E friddu, e acqua gelata d’inverno. Io e tuo patre a lavorare<br />
in Germania siamo andati per farvi studiare, altro che Agosto e Settembre.<br />
E ogni giorno tre ore di trag<strong>it</strong>to, a piedi e in autobusso, per arrivare<br />
in fabbrica. Diccillu tu Pippì!»<br />
«Sì, io...» - provò a dire la pina.<br />
«E i tedeschi come ci guardavano!» – riprese la madre – «Matruzza<br />
bedda, che taliatura 25 Maccaroni, ci chiamavano, altro che Ottobre e Novembre,<br />
e a volte pure mangiaspaghetti.»<br />
«A me mi chiamavano Karl» - Il padre scivolò di soppiatto nel fiume<br />
di parole della madre, ma si vedeva che gli veniva difficile, sopratutto perché<br />
aveva quasi svuotato la bottiglia di rosolio.<br />
«Ma io ce lo dissi, Carmelo mi chiamo, cu’ è stu Karl?»<br />
«Che c’entra, pure a me mi chiamavano Ciofanna» – ricominciò il<br />
fiume - «che io Giovanna mi chiamo, ma voglio dire che era v<strong>it</strong>a difficile.<br />
Le persone erano un poco incazzuliate con gli <strong>it</strong>aliani. E poi la lingua. Il<br />
francese è una babbiata a confronto. Il tedesco è ‘na lingua dura, sicca.<br />
‘Nzomma, altro che Dicembre e Gennaio, eravamo proprio…»<br />
«Ma sempre le stesse cose racconti, maman?!»<br />
La voce femminile proveniva da dietro di me, dalla porta.<br />
«Oh! Ecco Vincenzina!» – esclamò la madre. Sub<strong>it</strong>o si alzarono tutti<br />
in piedi. Vidi gli occhi della pina Pippì, di fronte a me, inumidirsi leggermente,<br />
anche se lei si sforzava di mantenere il sol<strong>it</strong>o contegno. La picciridda<br />
le si lanciò letteralmente addosso, doveva essere un vizio di famiglia.<br />
Non riuscivo a vederla in faccia, ma mi sembrava decisamente alta per<br />
una bambina. Stettero qualche minuto così, abbracciate, in silenzio. Nessuno<br />
osava emettere suono, ma tutti avevano gli occhi umidi. Poi, lei si<br />
voltò verso di me. Vincenzina aveva i capelli di fuoco, ancora disfatti. Il<br />
25 Che sguardo.<br />
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