Giulio Reload - Operaincerta.it

«Ci manca solo il garage per la macchina.» – dissi a Vera, che mi
rispose con uno sguardo severo. Che bella che era quando guardava
severa.
Lasciai le ragazze alle prese con la sistemazione dei bagagli e tornai in
ufficio. Ci trovai Sonia, che Concetta la bovina, fortunatamente, aveva
finito il suo turno. Mi preparai ad inventare qualche palla per giustificare
la mia assenza, ma Sonia mi bloccò subito. «Va bene così» – disse – «me la
sono cavata da sola. L’importante è che non si ripeta più.»
«Parola di scout» – risposi.
«Ma tu l’hai fatto lo scout?» Mi chiese lei meravigliata.
«No, mi sono sempre stati sulle palle.»
«Anche a me.» – e si mise a ridere – «Vabbé, ora vattene che il tuo
turno è finito.»
Ringraziai e me ne andai. - Ma che bella giornata! - Riflettevo, mentre
mi avviavo verso la mia tenda.
La strada passava proprio davanti alla tenda delle ragazze. «Cazzo!
Che faccio ora?!»
Il cuore riprese ad accelerare.
Il ventricolo sinistro si contorceva dalla voglia di fermarsi a parlare
con Vera e continuare quello che avevamo interrotto. A quello destro si
stringeva il culo dalla paura di scoprire che gli attimi passati insieme poco
prima fossero solo il frutto della mia fantasia e che non ci fosse niente da
continuare.
Una decina di metri mi separavano dalla loro tenda. «Ci conosciamo
da meno di tre ore. Mi faccio troppi film!» Pensavo.
Nove metri. «Si però. È stato intenso. Non capita tutti i giorni di
trovarsi così in sintonia con qualcuno. Sono sicuro che lei ha sentito la
stessa cosa.»
Cinque metri. «Ragioni come un bambino! Basta che una ti dia un
po’ di confidenza e tu subito credi di aver trovato il grande amore. Ma chi
minchia di uomminu si?!»
Tre. «Bambino io?! Tu piuttosto, che te la fai addosso ogni volta che
ti trovi solo con una ragazza. Sembri un adolescente coi brufoli.»
Due. «...»
Un metro. «Non parli più?»
«No! Sono troppo incazzato!»
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