Giulio Reload - Operaincerta.it

Risposta: «Tattà fraté! Tattà!»
A te indovinare le magnificenze meccaniche che si nascondevano sotto
l’alluminio del rivestimento. Questa rivoluzione lessicale gli aveva conferito
un parvenza di mistero e di leggenda in seno alle comitive della città.
Era molto conosciuto, ma in realtà si sapeva poco di lui. Parlava poco
e in quel poco che diceva ritornava spesso la parola «Tattà». Io poi lo conoscevo
solo di vista, c’incrociavamo ogni tanto al solito posto e a volte ci
salutavamo. Ma entrambi sapevamo che i nostri due mondi erano divisi
da anni luce di distanza. Io non facevo parte di quella corte di gente Tattà
che lo circondava, né avevo speranze di poterne far parte un giorno. Credo
che al tempo un’aura di sfiga cosmica mi circondasse e che chiunque
avesse un minimo di percezioni extrasensoriali fosse in grado di percepirla.
Poi un giorno non venne più al solito posto. All’inizio si ridacchiava
un po’ sulla sua assenza segnalandoci con vigorose gomitate che chissà che
stava combinando quel diavolaccio, poi arrivo’ la notizia che era in comunità
a disintossicarsi perché aveva fatto una brutta crisi ed era finito all’ospedale.
Rimanemmo di ghiaccio, ma la vita di comitiva riprese presto il
suo corso, cercando altri leader. Dopotutto erano gli anni ottanta.
80