Giulio Reload - Operaincerta.it

Il capo nel frattempo si era deciso ad entrare. Esitava però a sedersi da
qualche parte o piuttosto non riusciva a capacitarsi su dove avrebbe
potuto poggiare il suo fondoschiena managerialmente abbigliato.
Finalmente trovò una sedia adatta, ma rifiutò il caffè con una smorfia
schifiata.
«Giulio. Ti aspettavamo in cantina!» disse il capo.
Ora bisogna sapere che all’epoca facevo il ragioniere in una piccola
cantina della città e che a volte oltre al mio normale lavoro in ufficio, ero
chiamato a dare una mano in cantina.
«Oh...vero...è! Ho avuto qualche impedimento...»
«Vedo...» fece il capo, guardandosi in giro.
E improvvisamente fui assalito, tipo cane arrabbiato,dall’immagine
chiara di come il mio appartamento si stesse presentando al capo. Non era
tanto il disordine, quanto il numero di bottiglie vuote, bicchieri e scatole
di vino sparse per l’appartamento in seguito alla riunione di amici della
sera prima.
Vino dappertutto. Vino della cantina del capo, che io, nelle settimane
precedenti, mi ero fatto carico di prelevare per meglio entrare nella
filosofia dell’azienda. E mi ricordai che non avevo ancora messo a
conoscenza il capo di questa mia volontà di approfondire la conoscenza
aziendale.
Il capo si alzò. «Ti aspetto domani in ufficio!» E se ne andò,
lasciandomi solo, in mezzo alle bottiglie vuote, e senza sigarette.
Cominciai a capire la portata della faccenda e sentii il cuore dividersi
esattamente in due parti: una, appesantita dal rimorso e dalla paura di
perdere il lavoro; l’altra, leggera, felice e speranzosa che uno dei periodi
più frustranti della mia carriera stesse finalmente per concludersi.
Entrambe le parti furono d’accordo infine sull’urgenza di andare a
comprare le sigarette.
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