Giulio Reload - Operaincerta.it

Quarantadue
Turiddu si sedette sullo scalino di fianco a Giulio e come se fosse la
cosa più naturale del mondo ripose la lupara in mezzo alle gambe e inizio’
a rullarsi una sigaretta.
«Che vuoi sapiri?» - comincio’, sputacchiando il tabacco che gli si appiccicava
alle labbra.
«Che mi vuoi cuntari?»
«Iu nienti cuntu. Non sono sbirro io!» - Giulio, che chiudeva occhio
da un pezzo, sentiva che la sua pazienza si consumava velocemente come
miccia di dinamite.
«Quand’è cosi... io stanco sono e vado a dormire. Bonanotti!»
E si alzò per andarsene.»
«Ci obbligano... - riprese Turiddu.»
Giulio si rimise seduto: - «Chi vi obbliga?»
«Non lo so chi sono. Sacciu solo che se non facciamo quello che dicono
le famiglie nostre sono in pericolo. Io ho figghi e nipoti...» - continuo’
Turiddu mentre rullava un’altra sigaretta.
Giulio tornò a guardarlo con più attenzione. A prima vista non
avrebbe saputo dire quanti anni avesse Turiddu. La faccia bruna, incisa di
rughe non lasciava trapelare indiscrezioni sull’età. Poteva avere quaranta
o quattrocento anni, si era detto quando l’aveva visto la prima volta.
Adesso, guardandolo con attenzione, si rendeva conto che aveva di fronte
a se un vecchio stanco.
«Cosa vi obbligano a fare?» - riprese.
«Nenti sacciu. Ci pigliarono alla sprovvista. Iu travagghiava n’campagna.
Ci dissero di pigghiari vestiti pisanti e di avvisare le famigghie che
stavamo fuori per qualche giorno.»
«Dove vi portarono?»
«Mah, difficile a dirsi. L’aeroportu era sicuramente quello di Catania,
ca iu una vota ci fui per accompagnare a niputedda che andava all’università
in Italia.»
«E dove atterrastivo?»
«Bu?! Sacciu ca faciva friddu. Mi pare ca sentii parlare tedesco. Probabilmente
eravamo a Germania.»
165