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Trentasei<br />
«Cheri!» - continuo a correre per sfuggire alle urla della vecchiaccia.<br />
«Cherino!» - una voce che mi chiama, dietro di me. Mi giro ma non<br />
c’è nessuno a parte il cane Rintintin.<br />
«<strong>Giulio</strong>!» - insiste Rintintin Mi fermo sbalord<strong>it</strong>o.<br />
«<strong>Giulio</strong>!»- ripete lui.<br />
«Tu parli?!»- gli chiedo incredulo.<br />
«Certo che parlo!» - risponde lui, mentre la sua testa si trasforma.<br />
Metto a fuoco e mi rendo conto che il viso di Vera ha preso il posto<br />
del muso di Rintintin.<br />
«Siamo arrivati, svegliati!» – continua lei.<br />
Mi rendo conto di essermi addormentato ancora. Che abbia sognato<br />
tutto? La lista, i siciliani, la vecchia... Scendo dalla macchina un po’ rintronato<br />
e Rintintin, quello vero, si lancia su di me per farmi le feste. -<br />
Buono, buono cagnaccio! Quindi non ho sognato, ho ricordato. Nel frattempo<br />
però siamo arrivati dai gen<strong>it</strong>ori di Vera. È quasi il tramonto, l’aria<br />
fina della campagna mi fa sentire bene; mi sveglia meglio di un caffè. Mi<br />
guardo intorno. La casa dei gen<strong>it</strong>ori è sempre lì. Intorno alla casa un grande<br />
appezzamento di terreno, in parte orto, in parte giardino. Le poche<br />
ab<strong>it</strong>azioni del paesino sono distanziate le une dalle altre, tanto che gli occhi<br />
possono divertirsi a vagare fra giardini, appezzamenti di terreno incolto<br />
e vegetazione varia. La foresta riesce ancora a resistere all’assalto della<br />
civilizzazione, dividendosi e sparpagliandosi qua e là in piccole comun<strong>it</strong>à<br />
di alberi. Un sole stanco colora di rosso alcune nuvole che giocano a chi<br />
si dà la forma più eccentrica. Inspiro profondamente, lasciando spaziare<br />
lo sguardo che inev<strong>it</strong>abilmente si perde fra casupole dal tetto a punta, alberi<br />
e sentieri di campagna. Espiro cercando di evacuare tutte le tensioni e<br />
le paure dei giorni passati, secondo l’antica tecnica insegnatami dal maestro<br />
Torre Kata Kata. Mi sento bene. Vera mi raggiunge e resta silenziosa<br />
al mio fianco; sembra intuire il mio stato. Finalmente ci decidiamo a raggiungere<br />
gli altri.<br />
Appena messo piede in casa veniamo assal<strong>it</strong>i da urla e grida che provengono<br />
da tutte le direzioni. Ogni stanza è occupata da piccoli assembramenti<br />
di persone che discutono animatamente ed i corridoi e le scale sono<br />
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