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Giulio Reload - Operaincerta.it

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stava chiusa nella sua camera a chattare col suo ragazzo e io stavo ad aspettare<br />

che ne uscisse solo per poterla vedere un attimo. Mi trovavo in una<br />

casa straniera, in un paese straniero, a cercare di parlare ad una ragazza<br />

che non voleva neanche guardarmi. Neanche mi ricordavo quand’era stata<br />

l’ultima volta che mi ero sent<strong>it</strong>o cosi idiota.<br />

La incocciai una volta all’usc<strong>it</strong>a della sua stanza. «Forse è meglio che<br />

me ne vada via», riuscii a dirle prima che scappasse via. Lei tornò indietro<br />

e mi guardò negli occhi. Il mio stomaco si mise a fare le capriole come se<br />

avesse diger<strong>it</strong>o male i peperoni. Era dall’ultimo addio sulla spiaggia che<br />

non mi guardava così. Il cuore mi batteva all’altezza del pomo di Adamo.<br />

«Resta...» - disse lei con tono quasi implorante - «ti prego...» - poi abbassò<br />

lo sguardo e scappò via.<br />

Restai.<br />

I suoi gen<strong>it</strong>ori erano molto loquaci e preoccupati quanto me. Mi confidarono<br />

le loro inquietudini per Vera. Non l’avevano mai vista in uno<br />

stato simile. Prima del nostro arrivo non se n’era mai stata chiusa in camera<br />

cosi a lungo. A tavola quasi non spiccicava parola. E a chi gli chiedeva<br />

spiegazioni rispondeva che aveva troppo lavoro. Confessai loro che<br />

l’atteggiamento di Vera credevo fosse causato da me. Raccontai, saltando i<br />

particolari, del nostro incontro, dell’indirizzo che avevo perso e del mio<br />

soggiorno a Strasburgo, concludendo che forse era arrabbiata con me perché<br />

non l’avevo più contattata e che magari adesso stava con qualcuno e<br />

non mi voleva fra i piedi. Giovanna, la madre, mi rassicurò. Conosceva<br />

bene sua figlia e anche se sicuramente era stata un po’ incazzuliata con<br />

me, lei aveva visto il modo in cui mi guardava e sicuramente i suoi sentimenti<br />

per me non erano cambiati. C’era qualcos’altro. Dipendeva dal<br />

messaggio dello zio Calo’, lei ne era sicura. Al punto che aveva telefonato<br />

alla pina Pippì per chiederle spiegazioni. Ma la pina non aveva saputo aiutarla.<br />

Il messaggio dello zio Calo’ non era un messaggio vero e proprio ma<br />

una busta di carta che secondo le ultime volontà del defunto lei avrebbe<br />

dovuto rimettere nelle mani di Vincenzina, alias Vera. La pina non sapeva<br />

cosa contenesse la busta. Durante le ore passate con Vera avevano rievocato<br />

la memoria dello zio Calo’ e dei giorni felici passati assieme, ma non<br />

aveva voluto chiedere cosa contenesse la busta per rispetto della volontà<br />

del fratello morto.<br />

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