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stava chiusa nella sua camera a chattare col suo ragazzo e io stavo ad aspettare<br />
che ne uscisse solo per poterla vedere un attimo. Mi trovavo in una<br />
casa straniera, in un paese straniero, a cercare di parlare ad una ragazza<br />
che non voleva neanche guardarmi. Neanche mi ricordavo quand’era stata<br />
l’ultima volta che mi ero sent<strong>it</strong>o cosi idiota.<br />
La incocciai una volta all’usc<strong>it</strong>a della sua stanza. «Forse è meglio che<br />
me ne vada via», riuscii a dirle prima che scappasse via. Lei tornò indietro<br />
e mi guardò negli occhi. Il mio stomaco si mise a fare le capriole come se<br />
avesse diger<strong>it</strong>o male i peperoni. Era dall’ultimo addio sulla spiaggia che<br />
non mi guardava così. Il cuore mi batteva all’altezza del pomo di Adamo.<br />
«Resta...» - disse lei con tono quasi implorante - «ti prego...» - poi abbassò<br />
lo sguardo e scappò via.<br />
Restai.<br />
I suoi gen<strong>it</strong>ori erano molto loquaci e preoccupati quanto me. Mi confidarono<br />
le loro inquietudini per Vera. Non l’avevano mai vista in uno<br />
stato simile. Prima del nostro arrivo non se n’era mai stata chiusa in camera<br />
cosi a lungo. A tavola quasi non spiccicava parola. E a chi gli chiedeva<br />
spiegazioni rispondeva che aveva troppo lavoro. Confessai loro che<br />
l’atteggiamento di Vera credevo fosse causato da me. Raccontai, saltando i<br />
particolari, del nostro incontro, dell’indirizzo che avevo perso e del mio<br />
soggiorno a Strasburgo, concludendo che forse era arrabbiata con me perché<br />
non l’avevo più contattata e che magari adesso stava con qualcuno e<br />
non mi voleva fra i piedi. Giovanna, la madre, mi rassicurò. Conosceva<br />
bene sua figlia e anche se sicuramente era stata un po’ incazzuliata con<br />
me, lei aveva visto il modo in cui mi guardava e sicuramente i suoi sentimenti<br />
per me non erano cambiati. C’era qualcos’altro. Dipendeva dal<br />
messaggio dello zio Calo’, lei ne era sicura. Al punto che aveva telefonato<br />
alla pina Pippì per chiederle spiegazioni. Ma la pina non aveva saputo aiutarla.<br />
Il messaggio dello zio Calo’ non era un messaggio vero e proprio ma<br />
una busta di carta che secondo le ultime volontà del defunto lei avrebbe<br />
dovuto rimettere nelle mani di Vincenzina, alias Vera. La pina non sapeva<br />
cosa contenesse la busta. Durante le ore passate con Vera avevano rievocato<br />
la memoria dello zio Calo’ e dei giorni felici passati assieme, ma non<br />
aveva voluto chiedere cosa contenesse la busta per rispetto della volontà<br />
del fratello morto.<br />
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