Giulio Reload - Operaincerta.it

Ventotto
«Ci conosciamo?» – rispose Mimì.
«Mimì, io sono, Giulio, quello del campeggio, non mi riconosci?»
«Giulio?»
«...»
«Giulio, quello del campeggio!» - e mi buttò le braccia al collo. Restammo
abbracciati dietro al bancone qualche minuto che io trascorsi gettando
intorno a me occhiate furtive e imbarazzate per assicurarmi che
nessun conoscente assistesse a quella scena di affettività omosessuale di cui
ero l’oggetto.
«Vieni sediamoci» – mi disse precedendomi a un tavolo - «Allora raccontami
tutto, finalmente ti sei deciso a venirmi a trovare, quanto resti?
Hai bisogno di un posto per dormire? Io posso ospitarti, il mio ragazzo è
partito e c’è tanto posto nel mio lettone, sai...»
«Ehm... no, no ti ringrazio, ho già dove dormire. Sto da mio fratello,
con la mia ragazza.»
«La tua ragazza? E chi è? Di dov’è?»
«È della Lorena, ma lavora qui a Strasburgo, cosi ci siamo trasferiti in
città.»
«Ah, che bellezza, allora sei diventato uno strasburghese anche tu?»
«Diciamo che sto decidendo cosa fare della mia vita. E tu, che mi racconti?
Come te la passi?»
«La mia vita è qui. Dentro questo bar. Vedi com’è: niente di speciale,
un bar ordinario, ma ci ho messo una vita per farne un bar normale, per
superare i pregiudizi dei clienti francesi contro gli italiani, i pregiudizi dei
clienti italiani contro i gay e i pregiudizi dei clienti gay contro gli altri.
Ora chi viene qui, viene per il caffè, senza farsi problemi per la nazionalità
o per la tendenza sessuale degli altri clienti.»
«E il caffè è buonissimo, spettacolare.»
«Il migliore di Strasburgo.»
«Se ho capito bene stai con qualcuno, hai un fidanzato...»
«Sì, Sebastiano, è un italiano. Te lo farò conoscere. Ma non ti fare
ingannare dalle apparenze. Sembra un duro, un figlio di puttana, ma è un
micione, un cuoredipanna. Ma sai che l’ho incontrato proprio al
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