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famiglia. Decido di andare con loro. Lì, scopro che Vera è la sorella di Pietro.<br />
La zia annuncia la morte di un loro zio siciliano, lo zio Calogero.<br />
Vera per la contentezza di r<strong>it</strong>rovarmi mi dà un pugno in faccia e si chiude<br />
nel silenzio. Passeggio per il paese e incontro un vecchio amico d’infanzia,<br />
Lorenzo, che per la contentezza mi dà un pugno in faccia. Lorenzo mi<br />
racconta di essere un pent<strong>it</strong>o di mafia espatriato e vuole conoscere Vera.<br />
Li faccio incontrare ma loro si conoscevano già. Erano amici da piccoli,<br />
prima che Lorenzo partisse per l’Italia e diventasse amico mio. Lacrime e<br />
abbracci e arriviamo qui, su questo scalino, trasformato in scoglio dalla<br />
nostalgia di casa.<br />
E ora? Devo dire però, che la storia della famiglia di Vera era interessante,<br />
sembrava una telenovelas di Rete 4. Partecipando alle rievocazioni<br />
degli amici r<strong>it</strong>rovati ero riusc<strong>it</strong>o a capirci un po’ di più: per esempio, che<br />
il defunto zio Calogero era il padre di Lorenzo. Lo zio Calogero era stato<br />
emigrante in Lorena pure lui e si era portato dietro quella santa donna<br />
della pina Pippì .<br />
Ed è cosi che si erano conosciuti con i gen<strong>it</strong>ori di Vera.<br />
Erano vicini di casa, anzi di baracca. A quanto pare a quei tempi la<br />
v<strong>it</strong>a per gli immigrati <strong>it</strong>aliani era davvero dura. Ab<strong>it</strong>avano in baracche di<br />
legno e la vecchia stufa a legna, negli inverni più rigidi, riusciva a stento a<br />
scaldare l’acqua per la pasta. Il lavoro c’era, ma era infernale. Giù in miniera<br />
o su, fuori, a costruire case in un clima glaciale. Si racconta che lo<br />
zio Calogero fosse sceso la prima volta in miniera e quando ne era risal<strong>it</strong>o<br />
aveva dichiarato che sarebbe ridisceso in miniera il giorno in cui ci avessero<br />
fatto le finestre. E cosi cambiò mestiere, anche se non sono riusc<strong>it</strong>o a<br />
capire che mestiere aveva preso. Le due famiglie poi, per tirarsi fuori dalle<br />
baracche, erano riusc<strong>it</strong>i a costruirsi, nelle pause di lavoro, due casette identiche<br />
e attaccate. Da quel momento le due famiglie avevano cominciato<br />
una v<strong>it</strong>a comune che le aveva fuse col tempo quasi in un’unica casa. Erano<br />
nati Pietro e qualche mese dopo Vera. La pina Pippì e lo zio Calogero se<br />
ne occupavano come fossero figli loro. Il lavoro dello zio Calogero era<br />
ben pagato e permetteva alla pina Pippì di stare a casa e anche di badare ai<br />
bambini mentre i gen<strong>it</strong>ori di Vera erano al lavoro. Poi, un giorno, lo zio<br />
Calogero tornò a casa con un bambino, un neonato. A quanto pare era il<br />
frutto di una relazione con una ragazza francese che dopo il parto non<br />
aveva più voluto saperne né dello zio Calogero, né del bambino. Il bambi-<br />
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