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gente che incontravo mi pareva di conoscerla già. Uno di passaggio mi assomigliava<br />
a Turi, vecchio compagno di banco alle medie. Ohi Turì. E tu<br />
che ci fai qua? Io? Io niente. Turista. Poi quando mi avvicinavo scoprivo<br />
che non era lui. Il barista invece mi ricordava Nuccio, un compagno di<br />
Rifondazione, recentemente eletto alla provincia nella lista della Casa delle<br />
Libertà. Ad uno sguardo ravvicinato neanche il barista reggeva la somiglianza.<br />
Più vecchio. La faccia più onesta. In lontananza mi era parso di<br />
scorgere Lorenzo Tattà. Lorenzo era il nome, Tattà il soprannome. Era<br />
un vecchio compagno d’adolescenza.<br />
Compagni in effetti non lo eravamo mai stati, semplicemente facevamo<br />
parte della stessa com<strong>it</strong>iva. In quei tempi resi duri dall’acne e dal dipanarsi<br />
degli anni ottanta, la com<strong>it</strong>iva era il nucleo base in cui era organizzata<br />
la società, sub<strong>it</strong>o dopo la famiglia. I ragazzi e con un po di fortuna anche<br />
le ragazze si riunivano, di preferenza il sabato sera, in un punto preciso<br />
della principale via commerciale, chiusa al traffico. La composizione<br />
del gruppo un<strong>it</strong>a all’allocazione geografica all’interno della strada, nonché<br />
allo scalino scelto come casa base dal gruppo, definivano lo status della com<strong>it</strong>iva.<br />
Più la com<strong>it</strong>iva si s<strong>it</strong>uava a sud verso la periferia, più era considerata<br />
sfigata e attraeva sfigati, cioè una popolazione quasi prevalentemente<br />
maschile e proveniente da famiglie poco abbienti, riconoscibile immediatamente<br />
dall’abbigliamento: niente capi firmati, i maglioni cuc<strong>it</strong>i dalla<br />
mamma, poco coraggio nell’uso del gel.<br />
Più la com<strong>it</strong>iva si s<strong>it</strong>uava a nord verso la piazza centrale del paese, più<br />
essa era riconosciuta come fichissima, composta cioè da figli di papà coi<br />
soldi e i motorini alla moda, vest<strong>it</strong>i all’ultimo grido paninaro e figa a volontà.<br />
Fuori concorso si piazzavano le com<strong>it</strong>ive di vastasi. Ne facevano<br />
parte i peggiori teppisti della mia generazione. Si dilettavano, come cuccioli<br />
giocherelloni, in risse e azioni di piccolo band<strong>it</strong>ismo preparandosi a<br />
raggiungere le fila delle organizzazioni mafiose. La loro localizzazione<br />
geografica non era importante, stavano dove gli pareva e dove la polizia<br />
non aveva ancora sloggiato gli spacciatori. Si muovevano in gruppo lungo<br />
la via del passeggio cercando una buona scusa per pestare qualcuno. La<br />
loro presenza era problematica per ogni com<strong>it</strong>iva della c<strong>it</strong>tà, in quanto<br />
rendevano pericolose le normali operazioni di struscio. Proprio quando,<br />
dopo mezzora passata a seguire un gruppo di ragazze nel loro passeggiare ,<br />
uno del tuo gruppo si era deciso a pronunciare la fatidica frase «Scusa! Ci<br />
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