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Michael Tobias | 18 La Legge di Felham | 19<br />

pavimento dei neonati e delle loro madri, con l'abuso sugli animali. Con<br />

il loro sangue. L'equazione è ottusa, lo ammetto. Ma stava sicuramente<br />

vivendo secondo alcuni sacramenti di un suo vangelo personale.<br />

Rispondendo a tono "occhio per occhio" - che non si avvicina minimamente<br />

a racchiudere la grandezza dei collegamenti eucaristici di Felham<br />

con il mondo animale.<br />

Il mio cuore pensa alla sua caviglia in questo modo; al destino che si<br />

chiudeva tutto intorno a lui; la vasta geografia di tormento la cui unica<br />

difesa legale, o diritto di consiglio, o Carta dei Diritti, o in qualsiasi<br />

modo si possa descrivere, era il cuore del mio fratello maggiore. Lui era,<br />

in un certo senso, l'ultimo appello possibile, la firma del governatore<br />

sulla richiesta di grazia. Jessie, che sedeva sul pavimento a tre metri di<br />

distanza e guardava non si sarebbe aspettata niente di tutto questo.<br />

Uccisioni dalla Lapponia all'Amazzonia. Ogni giorno. Ogni giorno.<br />

Una civiltà basata sulle uccisioni. Corrente alternata, ghiaccio, carta da<br />

macellaio, fogli di plastica, vassoi di polistirolo, industria e chimica, oligarchie<br />

costruite con lo scopo di preservare le uccisioni.<br />

Tutti indicano la stessa caviglia del malaugurio. Si allontanano afferrando<br />

i bambini. Solo Jessie rimane ferma.<br />

Quante volte ho percorso gli stessi passi che devono averlo portato<br />

in questo abisso di dolore in un gymboree di San Francisco? Con la presuntuosa,<br />

beffarda, burocratica banda sempre alle calcagna, che non gli<br />

lascia mai una pausa per respirare, e si contorce continuamente nel suo<br />

intimo. Penso che il dolore individuale sia individuale, punto. E ciascuno<br />

di noi può non vedere l'ora di entrare nello stesso ring e venir steso<br />

nel round finale. Deve esserci un round finale, non abbiate dubbi in proposito.<br />

Qualche giovane pugile, forzato ad entrare, viene colpito alla<br />

testa quando meno se lo aspetta. Alcuni vengono trascinati dentro, o<br />

sedotti. E altri ancora scoprono che un pugno gli è già arrivato allo stomaco,<br />

come un cancro, e devono combattere proprio lì dove sono. Come<br />

diavolo arrivò quel pugno nel suo stomaco, e adesso nel mio? Perché io?<br />

Il pugno finale è una cosa intrinseca della vita. Meglio accettarlo prima<br />

che dopo. Da vero irlandese.<br />

Una lentiggine aveva attratto l'altra? I riccioli di uno strano autunno<br />

nei rossi capelli di Jessie avevano identificato in mio fratello un autunno<br />

affine? Da irlandese a irlandese?<br />

Solo quattro giorni prima di questo incidente, di questo sangue tra le<br />

fasciature, la strada di Felham lo aveva condotto attraverso la dogana in<br />

Tailandia, la caviglia fasciata con garze, l'interno della scarpa da tennis<br />

intriso di sangue. Attimi dopo, trascinandosi attraverso la linea della<br />

dogana, una guardia aveva annusato l'aria e l'aveva guardato dritto negli<br />

occhi. Lo sguardo vuoto, pronto per mordere, un altoforno di domande,<br />

con un maligno desiderio di inquisizione, uomo contro uomo. Uno spesso,<br />

imperscrutabile occhio straniero con la sua pistola, pronto a uccidere<br />

improvvisamente, tutore dell'ordine devoto al dovere, mentre Felham<br />

aveva tutto da perdere, stando in fila, nel sudore, non abituato a sentirsi<br />

così inerme. Mi ucciderò? Farò fuori altra gente? Quando lontano<br />

potrei spingermi? Rimuginava tra sé.<br />

Felham non vacillò. Doveva uscire da quella sordida nazione, doveva<br />

togliersi dalle narici l'odore amalgamato del tormento mascherato da<br />

cibo, mascherato da viveri, schiavi birmani dodicenni pieni di AIDS,<br />

odori, spezie, tutte preziose e odorose - uccisioni. Resti. Zampilli di<br />

sangue sgorganti dalla giugulare, il punto della decapitazione. Capre,<br />

tori, maiali, polli, anatre, cani, uccelli, e chi lo sa, l'occasionale ribelle<br />

aborigeno Hmong, accoltellato nel purgatorio che si trova lungo il confine<br />

cambogiano. Ogni cosa vivente assoggettata al coltello. In altre<br />

parole, cibo tailandese. Tom kai kai, Pad Thai, Mee krob. Tutti i piatti<br />

congestionati di carne. Di zampe scorticate, pelli bollite, occhi strappati,<br />

di ossa macinate per piatti dal nome esotico. Le grida di piccoli esseri<br />

incarcerati vicino al mercato galleggiante dei fiori, bianca peluria o<br />

piume blu e nere; occhi gialli, il gemito dovuto alla consapevolezza,<br />

l'intelligenza tremante per giorni, settimane, come anticipazione del triste<br />

momento. Legati alla catena troppo corta, presi a calci, picchiati,<br />

infastiditi dagli insetti, malnutriti, con avanzi gettati al di fuori della<br />

loro portata, acqua calda e sporca. Ogni vicolo umido dal sangue ormai<br />

secco di altre vittime. Un commercio dalle giungle esterne verso l'interno<br />

della città. Decine di migliaia incatenati, legati, avvolti in fagotti<br />

o sacchetti e trasportati in gabbie senza ossigeno in Germania, o alle<br />

Canarie, o a Cuba, o in Messico. Verso facili porti dove l'ufficialità può<br />

essere comprata; per guardare da un'altra parte e sorridere, senza prendere<br />

in considerazione quanto avviene intorno. Quei sorrisi pieni di<br />

denti e di leggi di nazioni pungolate dal sapore del sangue. Soldi facili.<br />

E non una sola lacrima in tutto il panorama umano.<br />

Quei pittoreschi panorami della Tailandia, alti hotel bianchi con<br />

piscine dai dolci contorni e dee seminude che pattugliano l'aria, in<br />

pomeriggi caricaturali, sostenute dalla lussuria sempre in attesa. Una<br />

vetrina allestita per mostrare qualcosa di caldo e languido, per chi è<br />

incapace di vedere dietro il velo. Una Tailandia sprofondata nelle tenebre<br />

e nella morte. Quante poche specie indigene rimangono attualmente,<br />

includendo gli aborigeni Karen, gli ultimi vegetariani, che stanno<br />

morendo nelle giungle?

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