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Michael Tobias | 230<br />
E ora è davvero troppo tardi. Perché, quanta gente avrà ormai visto<br />
le immagini? Un giovane chiamato Tom in scarpe di coccodrillo, il<br />
custode alla clinica Jessie? Una dozzina di impiegati al ristorante? Una<br />
donna Haitiana che aveva appena partorito? Le donne che erano al gymboree<br />
la settimana prima? Bastava un solo riconoscimento, una telefonata.<br />
Felham si guardò nello specchio, soppesando le possibilità di camuffarsi<br />
ancora o di esporsi completamente, e io sapevo, sapevo al di là di<br />
ogni dubbio, che doveva provare quel che in questa zona del Texas viene<br />
detto comunemente estasi, l'estasi di quella che poteva essere la sua ultima<br />
notte sulla Terra.<br />
La luce, le forze nemiche, mi colpirono gli occhi, rispecchiando i<br />
desideri sconvolti, quello che avrei potuto fare della mia vita, oltre alla<br />
scuola di economia e commercio e la codardia e la vita facile... avrei<br />
potuto, avrei potuto, aiutare un randagio, un trovatello, qualcuno di indifeso,<br />
chiunque, uno solo, prezioso... Sarebbe stato così difficile, è così<br />
dura? Proprio qui, in queste mani, e poi, come giusta ricompensa, rinascere<br />
in un albatros, una rara farfalla blu, una capra di montagna<br />
dell'Himalaya... un'anima meritevole del sogno. Aver fatto qualcosa di<br />
decente di me stesso... aver fatto qualcosa...<br />
"FAI QUALCOSA!" mi uscì un grido stridulo dalla gola.<br />
"COSA?? Cosa VUOI DIRE con questo?" urlò lei, scuotendomi.<br />
"Cosa? COSA?" sobbalzai. "Cos'è stato... stavo... stavo dicendo<br />
qualcosa?"<br />
"Non lo sai?" L'irrealtà, il suo irrompere notturno, l'avevano lasciata<br />
nella più completa oscurità. Supplicò, "Vieni fuori, vieni fuori, ovunque<br />
tu sia," stringendomi come una madre, per l'ultima volta. "Dove sei,<br />
Jason? Cosa ti sta succedendo? PARLAMI, PER FAVORE!" E chiuse gli<br />
occhi, sentendo lo spettro, ma senza sapergli dare un nome, ancora. Era<br />
tutto così triste. Si girò dall'altra parte. Mi dispiace, Iyura, mi pulsava<br />
nella testa. Girata dall'altra parte, ora arrabbiata, delusa, convinta che<br />
suo marito avesse totalmente... "Mi dispiace," dissi a mezza voce.<br />
"Andrà meglio." Meglio? Meglio cosa? Cosa stavo facendo? Per quanto<br />
poteva ancora sopportarlo? Da quanto tempo sono così? Chi sono?<br />
Cosa sto pensando, congetturando...<br />
Fino alla mia piccola crisi, il mio orribile e oscuro segreto. Una<br />
penombra pietosa tra marito e moglie, per sempre infranta quando due<br />
agenti in uniforme, armati - sapevano tutto, in qualche modo l'avevano<br />
scoperto, avevano fatto tutti i collegamenti necessari - accompagnati da<br />
due uomini in borghese che sfoggiavano occhiali da sole, le giacche<br />
aperte, un'urgenza da Giorno dello sciacallo, uscirono con cautela dalle<br />
La Legge di Felham | 231<br />
macchine di pattuglia che erano appena arrivate nella nostra via, si infilarono<br />
di soppiatto attraverso il cancello d'ingresso, camminando furtivamente,<br />
prendendo tutte le possibili precauzioni - riconobbi le sagome<br />
sinistre, ero mentalmente preparato ad ogni loro passo - arrivarono verso<br />
la casa di legno di sequoia dove li aspettavo dietro alle tende chiuse. Li<br />
avevo aspettati tutta la mattina. Anche più a lungo. Gli agenti stavano<br />
prendendo posizione su ogni lato, le armi spianate, mentre gli altri due<br />
si apprestavano a dirigersi verso il portico e a suonare il campanello...<br />
una pausa risonante.<br />
Cosa stanno aspettando?<br />
Bastardi!