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Michael Tobias | 156<br />

"Mai vista una macchina come questa?", chiese all'orientale a piedi<br />

nudi.<br />

Il giardiniere scosse le spalle.<br />

"Una manica di teste di cazzo", borbottò Jerrasi a Madrid.<br />

I due uomini dell'FBI attraversarono i giardini del centro, fermando<br />

tutti quelli che vedevano, ma nessuno sapeva niente di una Aston-<br />

Martin. Nel giro di pochi minuti si sentì il suono di un gong riverberare<br />

sui venti acri di giardino ben curato e i residenti si mossero per riunirsi<br />

nella sala-conferenze comune.<br />

Jerrasi tirò un pugno alla fiancata dell'auto "Quel cazzone sa tutto".<br />

I due si diressero verso la sala.<br />

"Mostrerò la foto a ciascuno di questi froci e se mi accorgo che uno<br />

solo di loro ostacola la giustizia, lo portiamo dentro", pensava ad alta<br />

voce, rivolto a Madrid "e lasciamo anche qualcuno di sorveglianza."<br />

Il cellulare di Madrid suonò, il tranquillo motivo di un sistro.<br />

"Sì? Cosa? Beh, al diavolo!" era difficile riuscire a sentire qualcosa<br />

sopra al rumore dell'elicottero.<br />

"Abbiamo un'altra pista" informò Jerrasi, "Era Baggot, hanno qualcosa."<br />

"Passamelo. Qui Jerrasi. Spero avrai qualcosa di meglio che questa<br />

merda!"<br />

"Prendi nota."<br />

Jerrasi annotò il nome e l'indirizzo di un ristorante a Sausalito.<br />

"Quando l'hanno vista l'ultima volta?"<br />

"Quattro sere fa, l'hanno notata un patito delle auto e sua moglie. Era<br />

nel parcheggio dei clienti", gridò Baggot.<br />

"Tre punti, il triangolo è chiuso!" esclamò Jerrasi ad alta voce.<br />

Muppet stava guidando su per la stessa collina, tornando verso la fattoria,<br />

quando una mezza dozzina di auto, tutte con il lampeggiante d'emergenza<br />

portatile, sorpassarono lui e chiunque altro sulla strada, arrivando<br />

dalla direzione dell'Amidha Center. Vide passare anche un elicottero<br />

a bassa quota. Muppet poteva vedere gli occupanti delle vetture. I<br />

suoi occhi incontrarono quelli di Jerrasi.<br />

Aveva telefonato prima dalla cabina di un deposito in città; poi da<br />

una stazione di servizio; infine una terza volta da un negozio che noleggiava<br />

cani per ciechi. Appuntamenti, contatti, piani. Un'oscurità furtiva<br />

di dettagli. All'Hotel Muir Woods si diresse subito verso un'altra cabina.<br />

Tutti luoghi familiari. Sapeva a che ora sarebbe arrivato l'aereo di<br />

Felham e riusciva ad immaginare con esattezza il percorso che l'amico<br />

avrebbe fatto attraverso la città, tenendo conto dell'ora e del probabile<br />

traffico. Fece suonare il cercapersone.<br />

La Legge di Felham | 157<br />

In quel momento Felham si trovava in un taxi sul Ponte del Golden<br />

Gate e sapeva che quella chiamata non poteva venire che da Muppet,<br />

l'unico ad avere il suo numero. Era a dieci minuti da Ralph's.<br />

Chiese al conducente: "Ha un telefono in macchina?"<br />

"No, signore".<br />

"Va bene". Stava ripensando alla bionda, a come il suo viso si era<br />

disintegrato mentre le pallottole facevano il loro lavoro; all'uccellino<br />

sulla sua spalla, Piuma, e a tutti gli altri uccelli che probabilmente non<br />

ce l'avrebbero fatta. Pensava all'altra donna, quella a cui aveva parlato;<br />

avrebbe testimoniato? E cosa avrebbe potuto dire? Come si era comportato?<br />

Bene! Da gentiluomo, date le circostanze.<br />

Nessun rimorso. Felham pensò al Maryland. Aveva fretta di andare<br />

avanti.<br />

"Il mio nome? Come mi chiamo?", il panico l'assalì all'improvviso.<br />

"Esci qua!" esclamò, non voleva rischiare di perdere la prima uscita<br />

per Sausalito.<br />

Finalmente, riuscì a ricordare: "Maybe, Clyde Maybe... Merda!" si<br />

sprofondò nel sedile. Nella cabina telefonica, Muppet aspettava.<br />

Jerrasi e Madrid entrarono nel parcheggio di Ralph's. Jerrasi parlò<br />

col capo cameriere, mostrandogli la fotografia. Tre dozzine di poliziotti<br />

armati, muniti di cellulari, stavano prendendo posizione, senza dare nell'occhio,<br />

tutto attorno all'edificio. L'addetto di turno al parcheggio non<br />

sapeva di chi fosse il ristorante - Felham non pubblicizzava il suo ruolo<br />

- ma aveva visto, una volta o due, una macchina simile a quella della<br />

fotografia. D'altra parte, avrebbe potuto sbagliarsi, aggiunse.<br />

"Abbiamo parecchie auto nel parcheggio, e dopo un po' ne vedi di<br />

tutti i tipi".<br />

A grandi falcate, Jerrasi si era diretto all'interno e, con un'occhiata neutra,<br />

che abbracciava tutto, prese nota del décor volutamente semplice dell'ambiente.<br />

Intanto, Madrid gli faceva da rinforzo con aria di casuale nonchalance;<br />

assumeva sempre un'aria rilassata, con uno stuzzicadenti infilato<br />

in bocca, il gomito appoggiato allo stipite di una porta, distaccato, tranquillo,<br />

che si trovasse a un rodeo o nel quartier generale di una gang cinese,<br />

gli occhi a raggi X; ma avrebbe potuto estrarre un'arma e scaricare una<br />

dozzina di cartucce in altrettante teste più velocemente di... mentre Jerrasi<br />

parlava affabilmente con la direttrice di sala.<br />

Le stava chiedendo: "Dimmi, dolcezza, questa macchina ti dice niente?"<br />

L'incrociarsi delle spade è inevitabile, aveva detto una volta il Sensei<br />

a Felham. Il primo incrocio è parte della pratica. Il secondo incrocio è un<br />

avvertimento. Il terzo incrocio è il punto di non ritorno. Erano parole<br />

cariche di melodramma. I giapponesi, e gli spadaccini Zen in particolare,

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