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Michael Tobias | 112<br />

Jerrasi sapeva che Madrid aveva ragione; e L'Animale aveva programmato<br />

tutto proprio così. Quello era il messaggio. La presa in giro da<br />

parte dei somari. Merda nella polvere.<br />

Tornarono in città, senza niente di più. Il camion che aveva trasportato<br />

gli animali era il camion del proprietario, ed era scomparso.<br />

"Voglio che rintracci tutti gli spettacoli dello Stato che usano animali.<br />

Voglio quest'informazione entro stanotte," Madrid delegò a Shelley per<br />

telefono.<br />

Rimasero a Elko due giorni, lavorando con la Polizia locale per rintracciare<br />

il camion rubato. C'erano blocchi stradali e sorveglianza aerea,<br />

ma il camion aveva già lasciato lo Stato, o era stato abbandonato di<br />

nascosto.<br />

Meno di ventiquattrore dopo, un artista di varietà nello Utah venne<br />

ucciso, il suo orangutan rubato. Jerrasi e Madrid - distanti solo quattro ore<br />

- avevano perso la loro opportunità. Shelley non era stata abbastanza<br />

veloce. Quando raggiunsero la scena, non c'era nessuna scena da vedere.<br />

Oggi, c'erano altri tre corpi. Jerrasi non aveva speranze. Era solo<br />

contento di essere a Los Angeles. Per vedere qualche film mentre si<br />

trovava lì.<br />

Da qualche parte là fuori, in mezzo a tredici milioni di altri<br />

Californiani del Sud, c'era un Animale. Si immaginava i suoi occhi, come<br />

quelli di un echidna della Tasmania, peloso e debole, ecco come pensava<br />

a lui. Ne aveva visto uno allo zoo di Sidney. Nero e spinoso, ringhiante,<br />

affamato. Impazzito.<br />

Appena trentasei ore prima. Dove poteva essere andato in trentasei<br />

ore?<br />

In tutto il mondo, gli aveva ricordato Madrid mentre lo accompagnava<br />

a Dulles.<br />

Sutton scortò Robert Jerrasi fuori dal laboratorio di patologia, trasudando<br />

malanimo. Niente di specifico. C’era solo la reciproca impazienza<br />

dovuta ai programmi completamente separati di quel giorno. Sutton non<br />

era in vena di ascoltare le litanie sboccate di Jerrasi. A questo strano tizio<br />

dell'FBI non era piaciuto il modo in cui le impronte erano state rilevate<br />

nella stazione di quarantena, né la loro ricerca di indizi. Cazzo quanto mi<br />

dispiace, pensò Sutton.<br />

"Penso sia tutto, allora." Concluse Jerrasi, prima di girarsi verso la<br />

porta dell'ufficio di Sutton dove la signora Armstrong era impegnata a<br />

starsene sulle sue.<br />

"Il mio staff si occuperà di tutto. Potrebbero essere necessarie altre<br />

domande agli agenti che erano sul posto."<br />

La Legge di Felham | 113<br />

"Faremo il possibile per essere d'aiuto," Rispose Sutton abbastanza<br />

gentilmente "E mi auguro che il resto della vacanza vada bene."<br />

Fu il sottinteso che alterò Jerrasi. Si tolse gli occhiali da sole, li mise<br />

nella tasca esterna del vestito, sorrise e disse "Anch'io. Mi piace Los<br />

Angeles, e alcuni suoi abitanti. Non molti, comunque." Poi si girò e uscì.<br />

"Oh, a proposito," lo richiamò Sutton prima che che si perdesse<br />

lungo il corridoio, come se fosse uno stupido ripensamento del tutto<br />

privo di interesse; un'informazione che sarebbe comunque arrivata a<br />

Jerrasi mentre era ancora a Washington, ma che non si era neanche<br />

preoccupato di chiedere, tanto ricca scorreva la sua vena di cinismo.<br />

"C'era un testimone."<br />

Jerrasi assunse un'espressione di collera sbalordita, e si lanciò poi<br />

due piani più sotto con la frenesia di uno scattista, fino a un ufficio dove<br />

la bionda era seduta fumando una sigaretta sul divanetto da psichiatra<br />

della polizia. Era già passata per un'ora di interrogatorio, la qual cosa<br />

irritò enormemente Jerrasi. Esaminò gli appunti presi dall'agente incaricato,<br />

poi lo allontanò.<br />

Jerrasi si presentò alla donna con un saluto cordiale e simpatico,<br />

un'abitudine pluriennale derivante dall’uso del poligrafo, poi iniziò lentamente,<br />

gli appunti delle sue precedenti dichiarazioni alla mano.<br />

"Ha avuto una notte difficile, immagino."<br />

"Sì"<br />

"Sta bene?"<br />

"Non proprio."<br />

"Le ha fatto del male?"<br />

"No."<br />

"Ma era un lui."<br />

"Penso di sì."<br />

"Di solito c'è una cosa di ogni persona di cui non ci scordiamo mai,<br />

e su cui non siamo mai incerti: se è maschio o femmina."<br />

"E i travestiti?" disse lei.<br />

"Beh, naturalmente, in quel caso, non se ne è mai certi. Perché, pensa<br />

che l'assalitore fosse un travestito?"<br />

"Lui, o lei, portava una maschera." Replicò.<br />

"Lo vedo negli appunti. Una maschera nera."<br />

"Ah-ah."<br />

"Ha sentito una voce maschile, giusto?"<br />

"Giusto."<br />

"Quindi è più che probabile che fosse un maschio."<br />

"Sì."<br />

"Ha dato un'occhiata alla persona dietro la maschera?"

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