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Michael Tobias | 16 La Legge di Felham | 17<br />

Come avrebbe potuto predire Jessie cosa le avrebbe portato la giornata,<br />

accendendo la macchina, scendendo giù dalla collina? O voi, dopo le<br />

prime pagine di un libro scelto distrattamente? Chi è Jessie? E' la donna<br />

che fu la sua rovina. Ma anche la donna che garantì, in un certo senso allegorico,<br />

la sua sopravvivenza. E chi siete voi? Che cosa avete fatto?<br />

Qualcuno, prima o poi, andrà a investigare e lo scoprirà. Forse nel giorno<br />

del giudizio. O forse quello che potreste chiamare la legge di Felham.<br />

C'è complicità, così come è definita nella legge, in ogni legge, e io<br />

devo trascorrere ogni giorno temendo che qualcosa di terribile mi cada<br />

addosso, così come è capitato a lui. Arriveranno e mi porteranno via, o<br />

mi tenderanno un'imboscata nella notte, mentre torno a casa tardi dal<br />

lavoro. Un mondo starà cospirando tutto intorno a me, gente così odiosa<br />

che non puoi neanche immaginare, gente che esiste veramente, non<br />

solo nei film. Lo odio perché mi ha mostrato tutto ciò, per avermi portato<br />

così pericolosamente vicino. La mia vita non è più mia. Lontana da<br />

quello che invece, da sempre, era stato il mio premio più ambito - essere<br />

libero da tutti i problemi.<br />

Vorrei proprio che fosse già morto. O che mi facesse sapere che si<br />

trova in esilio permanente. O che si è proposto di sua volontà per il trattamento<br />

riservato ai testimoni. Non resisto senza sapere. Aspettando<br />

sempre una bomba. Posso capire perché così tanti bambini partoriti<br />

durante il bombardamento di Dresda sono diventati gay. Voglio dire, non<br />

lo capisco completamente, ma posso immaginarlo. La minaccia costante.<br />

Il non sapere mai. Aggrappati al seno, il rifugio tremante. Sempre a<br />

chiedersi se si potesse uscire fuori o meno, e come sarebbero state le<br />

strade.<br />

A volte penso che mi piacerebbe denunciarlo. Se sapessi esattamente<br />

dov'è. Per porre fine a questo purgatorio, questo stato incessante di<br />

apprensione maledetta.<br />

Non voglio entrarci. È semplicemente insostenibile. E lui dovrebbe<br />

saperlo. Dovrebbe essere più sensibile nei miei confronti. Insomma,<br />

anch'io sono un animale, se vogliamo ragionare in questo modo. E ho<br />

lavorato duramente. E ho preso una laurea. E mi merito un po' di pace.<br />

E mi sento come un idiota in cima a un grattacielo, nel vento.<br />

Impaurito dalle altezze. Che non sa decidere se buttarsi, come se questo<br />

potesse curare le vertigini. Non so se Felham mi stia influenzando.<br />

Oppure se c'è merda nelle mie di orecchie e la malattia, l'urlo, stiano<br />

cominciando a scuotere anche i miei nervi. I neuroni sono dinamite e<br />

ogni giorno mi muovo in mezzo a una terra di nessuno di campi minati<br />

e fili elettrificati.<br />

Gli avevo chiesto se non lo disturbava fare da baby sitter a mio figlio<br />

Bart per la mattinata. Iyura, la madre di Bart, mia moglie, doveva farsi<br />

estrarre due denti del giudizio e io avevo bisogno di andare fuori città. Lui<br />

non impazziva all'idea, ma acconsentì, e portò il pupo a giocare in un<br />

gymboree, dove si portano i bambini perché si integrino socialmente.<br />

Così stava Felham, seduto sul pavimento con le mani sui fianchi, circondato<br />

da mamme allegre e neonati felici, quando iniziò a sanguinargli<br />

la caviglia .<br />

"Ma è sangue? Sono sicura che è sangue... qualcuno sta sanguinando!"<br />

esclamò una bionda, le labbra troppo colorate, gli occhi pesantemente<br />

dipinti, che evocavano le violente pennellate di Rubens.<br />

Un'ombra nella stanza. Nessun senso nel fatto che un destino stesse<br />

prendendo forma in quel momento; il racconto di mio fratello, striato<br />

come la pioggia contro un'auto in fuga.<br />

Felham aveva inavvertitamente urtato una caviglia contro l'altra nel<br />

suo goffo gioco col mio bambino. E questo fu l'inizio del suo destino.<br />

Fuga. Buona stella.<br />

"Dannazione" mormorò, alzandosi, muovendosi verso il muro, una<br />

striscia di gocce dietro di lui, dove si tolse l'altra calza e la usò per bendarsi<br />

la caviglia sanguinante. Questa sua implacabile realtà, che lo separava<br />

dagli altri. Uno dei pochi dannati momenti in cui provò a mescolarsi<br />

agli altri, come una persona normale.<br />

Tutti gli occhi nella sala guardavano la caviglia. Rabbiosi per l'avversione<br />

e senza parole per la premonizione ...<br />

Come una granata che esplodeva nelle spirali della sua testa, l'infrangersi<br />

del suo sangue. Pensieri di sangue?<br />

Non era un'emorragia, ma non poteva nemmeno essere facilmente<br />

controllata... gocce di sangue che non provenivano da nessun luogo. Chi<br />

parla di sangue, al di fuori della comunità medica? Faida di sangue,<br />

sete di sangue, sangue freddo, sangue, denaro insanguinato, pressione<br />

sanguigna. Pasto di sangue. I grandi infiniti piani di sangue. Tutto. In<br />

me. In quel momento.<br />

Un mondo che sogna, agisce, guarda, spera, crede e ricorda a causa<br />

del sangue, ma che lo liquida come sfavorevole, non discutibile. Le perfette<br />

gocce sferiche, una sentenza che percorre i due metri - si mosse<br />

verso il muro -... un passaggio di resti torturati, minuti, così sacro come<br />

un Graal che imbratta il pavimento. Un segno indiscutbile che il pericolo<br />

è passato di qui...<br />

Nella sua testa, iniziò di nuovo a sentire le urla. Le urla dirompenti<br />

caratteristiche dell'orrore, una litania estatica, quel flusso di sangue che<br />

non subisce intelligenza, né decoro ..<br />

Perché era arrivato a identificare il proprio sangue che zampillava sul

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