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Michael Tobias | 152<br />

anonima? Rifletteva vagamente. Un complice disilluso? Un nemico? O<br />

l'uomo stesso? Una sfida? Aveva visto cose anche più strane.<br />

Madrid ingoiò quel che rimaneva di un hamburger e patatine, si<br />

infilò la giacca e schizzò verso la porta.<br />

Dopo otto anni, e tanti vicoli ciechi, Jerrasi sentiva che si era imbattuto<br />

nel Klondike della caccia all'uomo. Madrid, seccato dalla mancanza<br />

di sviluppi a Los Angeles, dove una testimone oculare aveva davvero<br />

parlato con L'Animale, era meno esaltato riguardo alle loro possibilità.<br />

Erano stati ancora più vicini in passato, e non erano approdati a<br />

niente.<br />

"Due punti di un triangolo," recitò Jerrasi.<br />

"L'abbiamo mancato per quattro ore, Bob, se ben ricordi. E niente."<br />

"Ho un presentimento, stavolta."<br />

"L'hai detto anche l'ultima volta."<br />

Baggot teneva pronta l'intera squadra, elicotteri, fino a cinquanta<br />

agenti di pattuglia in altrettante macchine prive di contrassegni, tutti<br />

diretti a sorvegliare l'Amidha Centre. Jerrasi aveva la sua legione di<br />

investigatori locali dell'FBI in arrivo.<br />

"Non hai mai praticato lo Zen, vero?", scherzava Madrid col suo<br />

compagno, mentre salivano la collina, sorpassando un'ombra torrenziale<br />

di una macchia di eucalipti.<br />

"Certo che sì. Ogni volta che mi faccio una sega."<br />

"Forse ti farebbe bene," sorrise Madrid.<br />

"Fanculo. Ce l'hai?" riferendosi alla pistola di Madrid.<br />

"Parliamo con loro, gentilmente. E' questo il loro stile."<br />

Jerrasi meditò sul da farsi. Madrid controllò la sua pistola e fece una<br />

telefonata.<br />

"Baggot, qui Madrid. Ci stiamo avvicinando al centro. Voi dove<br />

siete?"<br />

"A cinque minuti, sopra di voi."<br />

"Digli di stare fuori portata d'orecchio," aggiunse Jerrasi.<br />

"Hai sentito?"<br />

"Gireremo in tondo sull'acqua. Saremo a un minuto di distanza se<br />

avrete bisogno di noi. Gli altri stanno arrivando da tutte le parti. Hanno<br />

tutti avuto ordine di stare a distanza." Erano tutti sintonizzanti su un<br />

canale criptato.<br />

Il complesso dell'Amidha Centre comprendeva varie serre, piccoli<br />

cortili, sale da the, camere di meditazione, appartamenti privati. Il rifugio<br />

esclusivo per gente libera e alla moda. Non c'era cancello. Jerrasi si<br />

fermò a cinquanta metri dall'entrata non sorvegliata, ed esaminò l'esterno<br />

col binocolo, dalla macchina. Nessun segno del veicolo, o di qualsiasi<br />

La Legge di Felham | 153<br />

movimento insolito. Madrid si era già fatto un'idea del posto. Non era<br />

certo Waco, Texas.<br />

"Dov'è il responsabile?" chiese Jerrasi alla prima persona che incrociarono,<br />

un giardiniere che stava vangando il terreno in un'aiuola di lattuga,<br />

o rabarbaro, o qualsiasi cosa fosse.<br />

L'uomo non era molto comunicativo e indicò svogliatamente un<br />

insieme di strutture sul retro.<br />

"Cosa sta piantando, comunque?" chiese Jerrasi.<br />

"Porri."<br />

"Porri...." Si girò verso Madrid. "Hai mai mangiato un porro?"<br />

"Mai sentito parlare di porri."<br />

"Testa di cazzo," sbottò Jerrasi dal finestrino. Aveva capito di essere<br />

stato preso in giro.<br />

Arrivarono in macchina verso il retro del complesso. Madrid scese e<br />

si avviò verso un'area di parcheggio.<br />

"Guardami le spalle," avvertì Jerrasi. "Seguimi a una certa distanza.<br />

Le chiavi le tengo io."<br />

Si mossero in coppia, guardando in giro con fare indifferente, come<br />

se vivessero lì, o fossero venuti per iscriversi, cauti come possono esserlo<br />

i poliziotti, quando non vogliono destare sospetti.<br />

In lontananza, dall'interno di una finestra con la cornice in bambù,<br />

Kano Suzuki Roshi si stava allenando con la spada. Aveva una lezione<br />

da tenere di lì a un'ora. Poteva scorgere Jerrasi avvicinarsi lentamente.<br />

Bussarono a una porta esterna. Uno studente, vestito con pantaloni<br />

blu di seta e una blusa in tinta un po' effeminata, maniche a sbuffo e con<br />

uno scintillio leggermente perverso negli occhi, li accolse in un giapponese<br />

americanizzato.<br />

"Sto cercando il responsabile di questo posto," rispose Jerrasi, per<br />

niente impressionato.<br />

"Il Sensei vi sta aspettando?"<br />

"Chi?" Gentilmente... gentilmente... Le parole gli sovvenivano lentamente,<br />

mentre Madrid sorvegliava il retro della casa. Jerrasi fece balenare<br />

la sua tessera. Non gli piaceva tergiversare.<br />

"Per favore, aspetti qui," mormorò il discepolo un po' frivolo. Ma<br />

Jerrasi lo seguì. "Mi scusi??" protestò il cane da guardia.<br />

"Ha qualche problema?" disse Jerrasi con noncuranza.<br />

"Le sue scarpe. Le scarpe non sono ammesse."<br />

"Ora lo sono."<br />

Oltre la stanza adiacente, in un cortile di mattonelle di ceramica e<br />

crisantemi, il Sensei brandiva la sua luccicante katana, la sinuosità dell'acciaio,<br />

dispiegando lentamente i tagli filosofici della sua maestria,

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