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Michael Tobias | 146<br />

Un articolo nel giornale del mattino cattura la mia attenzione. Un tribunale<br />

deve decidere se cinque ecologisti radicali, accusati di cospirazione<br />

per aver ostacolato le operazioni di una centrale nucleare, sono<br />

davvero colpevoli. Il giudice non era rimasto molto impressionato da un<br />

poeta del Massachusetts morto da tempo, citato nel resoconto del processo.<br />

Era facile per lui dirlo, afferma il giudice; mentre se ne stava<br />

seduto tutto il giorno davanti a Walden. Ma uno stagno, e i sentimenti<br />

umani legati ad esso, non è un impianto nucleare, diceva il giudice, nella<br />

sua sentenza scritta. Quindi, non è mai una semplice questione di probabilità,<br />

o di precedenti, o di fama, o anche di eloquenza di un proclama<br />

ben argomentato com'era quello di Felham. Alla fine dipende dal giudice.<br />

Da cosa aveva mangiato per colazione - carne e patate, o verdura? Se<br />

la legislatura dello Stato aveva approvato il suo aumento di stipendio il<br />

mese prima. Se suo figlio era stato ammesso nella squadra di football<br />

della scuola, o se sua figlia usciva ancora con quel capellone. Forse il<br />

giudice detestava i capelloni e quindi la disobbedienza civile. O forse<br />

aveva della azioni di una compagnia che forniva energia elettrica a poco<br />

prezzo, grazie al nucleare.<br />

Qualunque fosse la ragione, Thoreau non aveva fatto effetto su quel<br />

giudice, il giorno in cui mandò in prigione i radicali. La storia, la convalida<br />

dell'etica personale, di un'intera vita, si riduce a dipendere da<br />

quale parte del letto si sono alzati il nostro giudice e il nostro boia. Dal<br />

fatto che sia un carnivoro o un vegetariano. E’ uno schifo, ovviamente.<br />

Ero in alto mare. Cercavo, senza alcuna speranza di soluzione, di<br />

ricomporre il dilemma di mio fratello per assolvere entrambi dalla colpa.<br />

Ora c'ero dentro con lui, semplicemente pensandoci. Senza nemmeno<br />

intuire la misura della sua colpa, il danno che aveva fatto, gli innumerevoli<br />

cadaveri che aveva prodotto. Ogni istante di riflessione mi offriva l'opportunità<br />

di vedere i suoi crimini sotto una nuova luce. Ma continuava a emergere<br />

la stessa ombra, lo stesso macabro scompiglio. La mia mente era<br />

annebbiata dall'agitazione della vita di mio fratello; la sua presenza in me<br />

triplicava il mio colesterolo. Soffrivo di mal di testa, che per me era una<br />

novità; ebbi un piccolo incidente d'auto, a causa della pressione nel mio<br />

intestino. Mi pescarono a scarabocchiare a scuola guida, e mi lasciarono<br />

fuori per essere rientrato con dieci minuti di ritardo dopo la pausa caffè. Il<br />

che significava che avrei dovuto ricominciare daccapo il corso di otto ore<br />

un altro giorno. I miei sonni erano prorompenti. Il mio far l'amore distratto.<br />

Eppure dovevo tener duro. Cosa dovevo fare? Confessare? Confessare<br />

cosa? Che la mia famiglia aveva prodotto un pazzo? I geni. Ricordate i<br />

geni. Siamo tutti colpevoli, in una famiglia. E io non lo consideravo più un<br />

pazzo. Questo è il punto che voglio sottolineare.<br />

La Legge di Felham | 147<br />

Né Dio né la fede e nemmeno la ragione possono nascondere la mia<br />

nudità. Non posso uccidere mio fratello, come Caino uccise Abele, o<br />

denunciarlo. Non intendo subirne tutte le ignote conseguenze - errare in<br />

esilio lungo la terra di Nod, cercando vendetta sette volte, portando<br />

sventura a tutte le altre tribù, un uomo segnato. Cosa accidenti vorrà<br />

dire?<br />

E quindi, devo accettare il fatto che, essenzialmente, mi sono unito a<br />

lui. Ma in realtà non ero pronto. Pensare non è agire - il nostro grande<br />

dilemma è non sapere nemmeno come agire. Pensare ci rende tutti dei<br />

bambini. Come discutere, che ci costringe all'immobilità. Dirlo significa<br />

essere ancora più esposti, vulnerabili. Ero un facile bersaglio.<br />

Era stato comunicato a Magda, la direttrice dell'ufficio del ristorante,<br />

che avremmo ricevuto una visita di routine di un ispettore sanitario<br />

statale. "Vogliono essere sicuri di queste nuove marche di tofu," mi<br />

disse. "Il tofu è a posto, no?"<br />

"Immagino di sì," disse lei, spalancando gli occhi, sorpresa dalla<br />

domanda, dato che ero sempre io quello che sceglieva i fornitori nell'area<br />

di Santa Cruz, dopo averli vagliati attentamente. Io me ne ero già<br />

dimenticato, la mia mente pensava ad altro. "Stai bene?" mi chiese<br />

improvvisamente.<br />

"Sì," balbettai. "Perché, cosa c'è?"<br />

"Non lo so. Stavi parlando da solo."<br />

"Ah sì?" E di che cosa? Avrei voluto chiedere, ma non lo feci.<br />

"E non è la prima volta." Mi guardò con tenerezza, ma in un certo<br />

modo dubbiosa. Potevo vedere la sua mente che rimuginava, sospettosa.<br />

"Penso che tu abbia bisogno di prenderti un po' di tempo libero."<br />

"Magda, sto bene. Bart non dorme la notte. Così non dormo nemmeno<br />

io."<br />

Stava accompagnando due impiegati alla porta sul retro, per ricevere<br />

una consegna e trasferire la merce nei frigoriferi. Io poi avrei dovuto<br />

controllare che il latte di soia e la pasta, i gelati e le altre merci deperibili<br />

venissero eliminate alla data di scadenza. Tenevo nota di tutto,<br />

secondo le normative statali. Fagioli di soia da agricoltura biologica, filtrati<br />

in acqua, glutine di frumento, cloruro di magnesio, proteine di soia<br />

isolate, olio di canola, amido di mais, sciroppo di riso, fagioli e fichi secchi,<br />

la verdura e la frutta fresche e altri prodotti caseari, questo genere di<br />

combinazioni erano il cuore del mio lavoro. E che le forniture fossero in<br />

ordine, gli inventari aggiornati e registrati nel computer. Era il mio lavoro<br />

supervisionare tutti i libri mastri, ed assicurarmi che tutti i dati fossero<br />

registrati correttamente, contabilizzati per motivi fiscali, e tutti i documenti<br />

consegnati a Felham per l'esame finale. Questo era stato il nostro

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