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Michael Tobias | 178<br />

avuto una missione, e sarebbe stata occuparsi del resto del mondo. Il<br />

perché ciò le precludesse l'avere un figlio proprio era uno di quei misteri<br />

divini che la signora Moran non era ansiosa, né era in grado, di analizzare.<br />

Lo accettava. Se Dio aveva un disegno, allora bisognava accettarlo.<br />

Che fosse Jessie. Tuttavia, sua madre non aveva mai smesso di<br />

interrogarsi, di suggerire passivamente e infine di insinuare.<br />

Poi, di aggredire passivamente.<br />

Poi, ancora, solo aggredire, quando suo padre non era presente, di<br />

solito al telefono. Mai provocare troppo un irlandese... Allora, quando ti<br />

deciderai a sistemarti e avere un bambino, razza di testarda?<br />

"Sono un fallimento se non ho un bambino, anche se è con un uomo<br />

che non amo, vero?" aveva ribattuto Jessie ormai troppe volte.<br />

"Un bambino porterebbe l'amore."<br />

"No, mamma. Non funziona così."<br />

"E' stato così tra me e tuo padre. Tua sorella - "<br />

"Non voglio saperlo. Non si dipende dai propri figli, mamma."<br />

"La famiglia è importante."<br />

"Sì, lo so. Lo so."<br />

"Ma è così difficile rimanere incinta? Forse non riesci? Ci sono dei<br />

dottori-"<br />

Avevano avuto quella conversazione un centinaio di volte.<br />

Invariabilmente, la telefonata, ed il suo matrimonio ben lontano dalla<br />

perfezione, amplificavano in sua madre il desiderio incessante di nipotini,<br />

che era divenuto la sua redenzione, dall'età di cinquantacinque<br />

anni. Era strano, considerando la sua totale mancanza di pazienza. Pur<br />

fantasticando spesso sul tempo che avrebbero trascorso con i nipotini,<br />

i genitori di Jessie non si erano mai nemmeno offerti di fare da babysitter<br />

agli altri sei nipoti, odiavano il rumore e il caos che regnavano a<br />

casa della zia Molly a Ithaca; la casa, gli animali domestici, le urla<br />

continue, tutta quell'ossessione e quel gran parlare di figli. Eppure, nel<br />

caso di Jessie, non riuscivano a pensare a nulla di meglio da proporle.<br />

Come se, senza tutto quel caos, Jessie fosse rovinata, una nullità. Ogni<br />

famiglia al mondo e la stessa rudimentale, meravigliosa combinazione<br />

di contrasti e richieste genetiche.<br />

E comunque, per quanto lo si cerchi di ignorare, il cuore di quella<br />

rimostranza universale era valido proprio come ai tempi primordiali. I<br />

suoi genitori la trafiggevano con il loro semplice, fievole appello<br />

all'immortalità. Far sì che il loro nome, le loro mascelle forti, gli occhi<br />

verdi come le piume degli uccelli tropicali, la carnagione rubizza e i<br />

capelli di una particolare sfumatura di rosso, si tramandassero; pazienza<br />

o meno, la linea di discendenza materna dei clan irlandesi delle<br />

La Legge di Felham | 179<br />

highlands e due secoli di Dublino e, più recentemente dalle generazioni<br />

dell'Idaho. Che contraddizione, la sua parentela, pacifisti e combattenti<br />

nello stesso letto. Fortunatamente per mamma, lei apparteneva ai<br />

combattenti. Per Jessie, era ancora più penoso rendersi conto che non<br />

era nemmeno l'immortalità a contare. Cosa avremmo senza di te e tua<br />

sorella? Avrebbe detto la mamma, e il papà avrebbe annuito. Brenda<br />

era più giovane, anche lei single e studiava architettura. E' solo che non<br />

vogliamo che tu sia sola quando avrai la nostra età. Non posso tollerare<br />

l'idea che tu non abbia la stessa gioia che hai dato a noi. Jessie<br />

si sarebbe sentita male. La mamma avrebbe coronato il sermone con<br />

Sei una ragazza adorabile. Ti meriti la felicità.<br />

Beh, nessuno avrebbe potuto discutere su QUELLO. Il che tendeva<br />

a vanificare le migliori difese di Jessie. Nel suo rapporto con i genitori<br />

ormai non esisteva altro fulcro. Loro continuavano a dire che lei<br />

era sulla difensiva riguardo alla gravidanza e proiettava i suoi desideri<br />

inappagati sulle altre. Naturale che fosse sulla difensiva, con i due che<br />

inevitabilmente tiravano fuori argomenti come pillole della fertilità,<br />

bar per single, persino un guaritore cinese a Boise che raccomandava<br />

un cucchiaio di Robitussin al giorno. Diceva che apriva la vagina, rendendola<br />

più ricettiva. La cosa più terribile era che ogni donna in quella<br />

clinica rimaneva incinta. E questo non faceva che convalidare, nella<br />

mente dei suoi genitori, la loro saggezza e le loro rimostranze verso la<br />

figlia.<br />

Jessie stava ripensando al viaggio con la mamma, per ritrovare le<br />

radici ancestrali a Dublino.<br />

Pensava alle notti nei pub, dove la mamma beveva tre pinte di birra<br />

scura, alla spina, nel più puro stile dublinese, e attraeva uomini come le<br />

mosche per sua figlia. La convivialità della birra. Stava pensando a quello,<br />

quando Felham entrò, senza fiato.<br />

In quel momento si sentì l'eco di grandi urla di gioia.<br />

"Congratulazioni!" disse lui.<br />

Jessie, accanto all'ostetrica, passò un asciugamano a Jenina. I suoi<br />

pensieri si stavano staccando dall'immagine di un pub a Dublino,<br />

'Mulligan', frequentato da Joyce, che lì scrisse il suo Ulysse e dove sua<br />

madre prese la sua prima sbornia in grande stile.<br />

Il neonato si acquietò sul petto haitiano della madre.<br />

"Devo proprio dirti una cosa," disse Felham rivolto a Jessie. Lei<br />

aveva completamente perso il senso del tempo. Era rimasta con le due<br />

donne per quasi un'ora.<br />

"Scusatemi..." Jenina era in buone mani. Jessie e Felham tornarono<br />

in ufficio.

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