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Michael Tobias | 48 La Legge di Felham | 49<br />

"L'odore del tuo corpo e la tua carnagione." Sapeva cosa stava facendo<br />

e perché.<br />

Non solo le parole, ma il modo in cui le disse, la stupirono molto.<br />

Era sgarbato, e voleva esserlo. Oltre a ciò, pensò lei, c'era qualcosa di<br />

terribilmente schizoide in quel commento. Sorrise, mise giù il menù.<br />

"Ti hanno mai detto che sei un vero adulatore?" Disse in modo ironico,<br />

e pensò a come porre fine cordialmente al loro appuntamento, non<br />

apprezzando la sua mancanza di tatto, poi cambiò idea, determinata a<br />

non andarsene senza completare il lavoro. Dagli un'altra opportunità, si<br />

decise. Non voleva dover chiudere il libro su un altro misterioso sconosciuto<br />

che si rivelava solo un altro tipo strambo.<br />

"Hai proprio dei bei modi".<br />

"Ascolta." Riprese lui freddamente "Non ho detto cattivo. Intendevo<br />

solo dire distinguibile. La carne rimane nel nostro intestino per nove<br />

giorni. Questa digestione innaturale lascia tracce nel corpo."<br />

Jessie, era sul punto di scoppiare, incredula, metà ridacchiando tra sé<br />

e metà contorcendosi, e guardò le luci sull'acqua dietro a lui.<br />

"Sono felice che tu sia venuta stasera." Lui continuò, consapevole di<br />

un leggero piacere nell'averla fatta alterare. Gesù, Felham, la sua testa<br />

vibrò. Cosa stai facendo?<br />

"In tutta onestà." Disse lei "Penso che avrei potuto fare di peggio."<br />

La cameriera arrivò, ordinarono una doppia porzione di spaghetti al<br />

dente. Felham bevve il suo vino senza guardarla negli occhi.<br />

Poi le chiese del suo lavoro, quando un cercapersone interruppe la<br />

conversazione. Felham si fece portare un telefono portatile al tavolo.<br />

Jessie chiamò la sua clinica, poi informò Felham che doveva andare.<br />

"Vuoi incontrare la sorella di Schizzetto?" gli chiese.<br />

"La sorella di Schizzetto?"<br />

"Sta per nascere, nella mia clinica pediatrica."<br />

Quello di fondare la prima clinica pediatrica "naturale" nel Nord<br />

della California, era stato il sogno di Jessie. Fino a quel momento, circa<br />

400 bambini erano venuti al mondo in quel palazzo in stile vittoriano,<br />

profumati di gelsomino, resi tenui dall'illuminazione alla Vermeer, senza<br />

dottori, senza bombole d'ossigeno o iniezioni o qualsiasi altra cosa un<br />

minimo tecnologica. Jessie si era dedicata a favorire ingressi felici in<br />

questo mondo, semplice e chiaro.<br />

Felham fece quello che non avrebbe dovuto fare, secondo le regole<br />

che si era dato. Si insinuò nella notte, seguendola con la sua macchina.<br />

Attraversarono il Golden Gate Bridge, girarono nella diciannovesima<br />

Avenue, presero per il Parco e arrivarono alle spiagge, dove si trovava la<br />

clinica. Jessie guidava veloce.<br />

Erano circa le dieci quando entrarono in clinica. La migliore amica<br />

di Jessie, Sarah, una ragazza madre, aveva praticato Kundalini Yoga ogni<br />

giorno per un'ora durante tutta la gravidanza. In quel momento, seduta<br />

in una grossa tinozza d'acqua calda, partorì la sua piccola bambina senza<br />

sforzo, gridando, in quello che sembrava lo spasimo di un orgasmo.<br />

Sarah sollevò la neo-battezzata Olivia da sotto e se la portò al seno.<br />

Due ostetriche sorvegliavano la procedura. Quando il cordone ombelicale<br />

venne finalmente tagliato, ne venne offerto un pezzo a Felham.<br />

"È commestibile" disse una delle donne.<br />

"Sono vegetariano." Disse cupamente, allontanandosi verso il bagno<br />

vicino all'entrata della clinica. "Torno fra un minuto."<br />

Felham guardò nello specchio, cogliendo i segni di una attrazione<br />

contro la quale aveva lavorato diligentemente per anni cercando di<br />

immunizzarsi. Aprì una delle porte e si sedette sulla toilette per mancanza<br />

di un posto migliore dove meditare i sentimenti che aveva scoperto<br />

in sé.<br />

Cazzo, tutto questo è pazzesco! Si ripeté in silenzio.<br />

Quando, improvvisamente, qualcuno entrò in quel bagno così lussuoso.<br />

La porta del bagno venne chiusa. Ci fu il suono di un secchio di<br />

metallo appoggiato contro la superficie delle mattonelle dipinte. Felham<br />

non riusciva a vedere chi fosse, attraverso la sottile fessura nella cabina.<br />

Ma poteva vederne le scarpe. Non erano le scarpe di un custode.<br />

Coccodrillo. Un custode? In una clinica pediatrica? Felham sentì aprire<br />

l'acqua. Aveva aperto i rubinetti dell'acqua calda. Qualsiasi suono sarebbe<br />

stato soffocato.<br />

Nella sua testa un campanello d'allarme iniziò a suonare.<br />

Coccodrillo tailandese? Silenziosamente si arrampicò sopra la maniglia<br />

di metallo per i portatori di handicap e aspettò sospeso sopra la toilette,<br />

immobile, senza fiatare, fuori dalla possibile linea di tiro.<br />

Felham non aveva un'arma con sé. L'aveva lasciata in macchina.<br />

Le scarpe di coccodrillo non si mossero.<br />

La chiusura della porta iniziò a tintinnare, Felham iniziò a contrarre<br />

il corpo, pronto a balzare in avanti.<br />

Ci fu una pausa.<br />

Una scopa pulì il pavimento davanti a lui.<br />

La porta del bagno si aprì ancora, e questa volta rimase aperta.<br />

"Ciao Jess!" disse la voce di un uomo.<br />

"Ciao Tom. Clyde?"<br />

Felham respirò profondamente e si rassettò, aprì la porta e uscì. Il<br />

custode era uno studente, pantaloni aderenti, capelli lunghi, scarpe di<br />

coccodrillo.

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