La dimensione etica della politica - Istituto Luigi Sturzo
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Marco Ricceri<br />
seguono due obbiettivi: obbiettivo prosperità (competitività, efficienza, piena occupazione)<br />
e obbiettivo solidarietà (coesione sociale e territoriale, lotta all’esclusione<br />
sociale).<br />
L’importanza di politiche efficaci in questi due ambiti precisi è ben presente<br />
nei documenti dell’Unione Europea, a cominciare dall’atto fondamentale del Trattato<br />
di Lisbona, firmato il 13 dicembre 2007 ed entrato in vigore il 1° dicembre<br />
2009 (Trattato sull’Unione Europea, Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,<br />
Protocolli e Dichiarazioni allegate)..<br />
Come è noto, il trattato riforma la struttura dell’Unione e rilancia il processo<br />
di integrazione su nuove basi, definendo un diverso sistema di governance, di competenze<br />
e di impegni che riguardano le istituzioni europee, gli Stati membri ed i<br />
cittadini. Esso è il risultato di un faticoso compromesso politico che ha consentito<br />
all’Unione di uscire dalla lunga fase di incertezza seguita alla bocciatura referendaria<br />
del precedente trattato del 2004, “Una costituzione per l’Europa”, il quale si era<br />
posto l’ambizioso obbiettivo – il sogno di tanti europeisti – di avviare un processo<br />
di integrazione anchepolitico-istituzionale del continente (verso gli Stati Uniti<br />
d’Europa).<br />
È importante rilevare che nel trattato di Lisbona, la questione sociale assume<br />
un rilievo di primo piano, al pari delle altre questioni relative al progresso ed alla<br />
crescita dell’Unione. Il riconoscimento <strong>della</strong> sua importanza si traduce, concretamente,<br />
nell’affermazione di determinati principi, in un particolare approccio alle<br />
politiche di sviluppo, nella tutela di diritti e interessi ritenuti fondamentali, nell’attribuzione<br />
di specifiche competenze e responsabilità ai principali attori sociali e<br />
territoriali. Quest’insieme di elementi, di ordine generale e particolare, caratterizza<br />
il nuovo orientamento che viene definito con una espressione precisa: la “clausola<br />
sociale”.<br />
Con queste parole, l’Unione ha chiarito sia la concezione del tipo di progresso<br />
da perseguire, sia la condizionalità che deve sovrintendere alle politiche ed agli atti<br />
conseguenti. <strong>La</strong> “clausola sociale” è, in sintesi, l’espressione di una precisa interpretazione<br />
e visione <strong>della</strong> società europea, del suo modello di sviluppo, del valore delle<br />
esigenze manifestate dai cittadini. È questa clausola che definisce le caratteristiche<br />
peculiari del modello sociale europeo e gli elementi di distinzione da altri modelli,<br />
come,ad esempio, il modello sociale americano.<br />
Questa profonda innovazione, che ha assunto un grande valore appunto per il<br />
suo inserimento nel trattato che regge attualmente l’Unione, può essere considerata<br />
come uno degli elementi più importanti e positivi emersi dal faticoso compromesso<br />
politico da cui il trattato stesso è scaturito.<br />
Non vi è dubbio, che su questo inserimento hanno influito due elementi precisi:<br />
a) la gravità <strong>della</strong> crisi finanziaria ed economica che ha investito l’Europa proprio<br />
nel periodo dell’approvazione del trattato; b) la valutazione attenta delle<br />
profonde trasformazioni che da tempo sono in atto nella società europea.<br />
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Civitas / Anno VIII - n. 2-3 - Maggio-Dicembre 2011