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La dimensione etica della politica - Istituto Luigi Sturzo

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Giuseppe Vacca<br />

plementare a quello prospettato nelle Idee ricostruttive. In secondo luogo, rimuovendo<br />

la pregiudiziale istituzionale a cui anche la DC nel congresso di Bari (gennaio ’44) aveva<br />

aderito, ma che De Gasperi considerava errata, gli aprivano la prospettiva <strong>della</strong> partecipazione<br />

al governo, fondamentale per il suo progetto. Ma soprattutto, tracciando<br />

un percorso costituente fondato sul voto popolare, anziché sui CLN, favorivano l’appoggio<br />

vaticano al suo disegno di fare <strong>della</strong> DC “il partito dei cattolici”.<br />

Comunisti e cattolici<br />

Che Togliatti considerasse fondamentale l’orientamento politico dei cattolici<br />

per la ricostruzione democratica dell’Italia è confermato innanzitutto dall’articolo<br />

di Eugenio Reale sul primo numero di Rinascita del maggio 1944. Riferendosi al<br />

Rapporto ai quadri dell’organizzazione comunista napoletana, l’articolo, intitolato<br />

Comunisti e cattolici, ne sottolineava il tema <strong>della</strong> “libertà religiosa e di culto” e<br />

adombrava una revisione dottrinale contenente un evidente messaggio alle gerarchie<br />

ecclesiastiche: “Il rispetto delle convinzioni religiose delle masse, scriveva Reale,<br />

è per i comunisti una questione di principio che deriva dalla stessa analisi<br />

marxista[…] del fondamento sociale di queste convinzioni ed è parte integrante<br />

<strong>della</strong> loro dottrina tutta ispirata ai sensi di una ben intesa libertà e di una larga<br />

umanità”. Era l’avvio di una <strong>politica</strong> religiosa che, come ora sappiamo, passò anche<br />

per alcuni contatti diretti con la Santa Sede. Ma, prima di accennarvi, vorrei richiamare<br />

l’attenzione sulla giustificazione storica <strong>della</strong> <strong>politica</strong> di Togliatti verso il<br />

mondo cattolico. Fondata sull’analisi del fascismo svolta tra gli anni Venti e gli anni<br />

Trenta, essa appare del tutto collimante con l’analisi degasperiana delle trasformazioni<br />

intervenute nei rapporti fra i cattolici e la <strong>politica</strong> italiana tra le due guerre.<br />

Se questa conduceva De Gasperi ad impostare il suo progetto su una nuova visione<br />

<strong>della</strong> laicità <strong>della</strong> <strong>politica</strong>, diversa da quella che aveva caratterizzato il Partito<br />

Popolare, il progetto del “partito nuovo”, basato sulla eliminazione di qualunque<br />

vincolo ideologico e sulla richiesta, per l’adesione al PCI, <strong>della</strong> sola condivisione<br />

del programma, apriva il partito alla collaborazione tra credenti e non credenti.<br />

Il contesto in cui venivano calati i due progetti (dopo la liberazione di Roma<br />

e la costituzione del primo governo Bonomi, l’unificazione delle forze antifasciste<br />

del Nord e del Sud e l’inquadramento delle formazioni partigiane nell’esercito di<br />

liberazione nazionale, la proposta di un patto di unità d’azione tra comunisti e socialisti<br />

e democristiani,avanzata da Togliatti il luglio del ’44, acquistava forza e legittimità)<br />

favoriva palesemente il consolidamento <strong>della</strong> “proposta <strong>politica</strong> di De<br />

Gasperi”. Infatti, fu solo con il rapido sviluppo <strong>della</strong> guerra partigiana che la Chiesa<br />

cominciò ad appoggiare decisamente tanto la resistenza quanto la DC. In quella<br />

congiuntura va inquadrato anche l’atteggiamento di Togliatti di fronte alla condanna<br />

del Partito <strong>della</strong> Sinistra Cristiana da parte del Vaticano. Egli non solo non<br />

la contrastò, ma mostrò di condividerne la motivazione principale: quella per cui<br />

la Chiesa poteva sì appoggiare uno o più partiti cattolici, ma non dare una investi-<br />

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Civitas / Anno VIII - n. 2-3 - Maggio-Dicembre 2011

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