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La dimensione etica della politica - Istituto Luigi Sturzo

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Franco Riva<br />

Quando Hans Jonas distingue tra la responsabilità e una solidarietà di fatto<br />

che viene a crearsi tra i membri di un gruppo coinvolto nella stessa impresa, fa ancora<br />

memoria del linguaggio familiare: quei rapporti che si generano tra persone<br />

che condividono lo stesso destino e le cui vite sono strettamente unite nella comune<br />

impresa, come una scalata in montagna o il cameratismo in guerra, «in cui<br />

ognuno deve poter contare sull’altro per la propria sicurezza e tutti diventano<br />

quindi reciprocamente “custodi” del loro fratello», appartengono a «un’altra <strong>dimensione</strong><br />

dell’<strong>etica</strong> e del sentimento» rispetto alla responsabilità 6 . Non perché nell’impresa<br />

comune non sorgano rapporti di responsabilità reciproca, ma perché la<br />

simmetria <strong>della</strong> solidarietà si contrappone alla disimmetria <strong>della</strong> responsabilità,<br />

che va al di là, per spazio e per tempo, dell’impresa comune. Il rapporto di responsabilità<br />

non equivale alla solidarietà ristretta in cui ci si fa vicendevolmente custodi<br />

del proprio fratello. <strong>La</strong> solidarietà nell’impresa comune affratella soltanto coloro<br />

che per sangue, per cultura, per interesse, vi si riconoscono.<br />

<strong>La</strong> citazione di Jonas non è a caso. L’intreccio tra solidarietà, impresa comune,<br />

e fraternità è sfruttato da Charles Taylor in polemica contro l’individualismo, a<br />

cui fa difetto proprio il senso <strong>della</strong> solidarietà: e questo in un contesto dove si parla<br />

di bene comune, di «sacrifici», e di «disciplina» che la società civile deve richiedere<br />

ai suoi membri, fatto salvo che vanno espressi nella libertà piuttosto che nella costrizione<br />

come nei regimi dispotici. Sacrifici, disciplina, doveri verso gli altri – sia<br />

pure nella libertà, questa volta – intrecciano nuovamente tra loro il linguaggio <strong>della</strong><br />

solidarietà con quello <strong>della</strong> famiglia.<br />

Alla frantumazione individualistica e liberale Taylor contrappone infatti una<br />

«solidarietà repubblicana», una specie particolare di «patriottismo», capace di posticipare<br />

i propri interessi egoistici in vista del bene comune: un patriottismo che<br />

si regge proprio «su un’identificazione con altri in una particolare impresa comune»,<br />

per la quale «non mi dedico semplicemente alla difesa <strong>della</strong> libertà di uno<br />

qualsiasi, ma sento il legame <strong>della</strong> solidarietà con i miei compatrioti nella nostra<br />

impresa comune, l’espressione comune <strong>della</strong> nostra rispettiva dignità».<br />

<strong>La</strong> solidarietà ricalca esplicitamente il modello familiare, per quanto esteso a livello<br />

di una comunità nazionale: un destino condiviso, l’identificazione con gli altri,<br />

l’impresa comune, la dignità di sentirsi accomunati. Modello <strong>della</strong> solidarietà civile<br />

rimangono, a chiare lettere, i «legami familiari», o quelli amicali, rispetto ai quali soltanto<br />

l’impresa comune, l’identificazione, il destino condiviso possono avere senso.<br />

Tra una famiglia e la società civile scorrono ovviamente delle differenze, tant’è<br />

che la «mia lealtà patriottica non mi lega a persone individuali in questa maniera<br />

familiare»; e tuttavia il modello familiare resta il paradigma di una società civile, la<br />

cui pertinenza è data dal fatto che il «mio legame con queste persone passa attraverso<br />

la nostra partecipazione a un’entità <strong>politica</strong> comune. Le repubbliche che<br />

154<br />

6 H. Jonas, Il principio responsabilità, a cura di P.P. Portinaro, Einaudi, Torino 1993, pp. 119-120.<br />

Civitas / Anno VIII - n. 2-3 - Maggio-Dicembre 2011

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