La dimensione etica della politica - Istituto Luigi Sturzo
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<strong>La</strong>ura Balestra<br />
non è. Essere o non essere: questo è, da sempre, stato il problema! Giungere a stabilire<br />
ciò che si è o non si è mediante la differenza per oppositionem, alteritaria rispetto<br />
ad un altro Sé identitario, può costituire un buon punto di partenza per<br />
comprendersi e comprendere l’Altro, nella cui di-versità iniziale si potrà certo riscontrare<br />
una primaria av-versità, tuttavia ricomponibile entro l’idea di diversità<br />
intesa come essenza positiva e non in-essenza oppositiva, ma in queste definizioni<br />
date si assiste ad una sorta di punto d’arrivo senza meta statuita. L’Europa sa ciò<br />
che non è, ha una vaga percezione generica di ciò che è e su basi esteriori identifica<br />
se stessa, ma in interiore cos’è l’Europa? Qual è la verità che in essa alberga, se esiste?<br />
Qual è il suo spirito? Quali sono le sue radici culturali? Qual è il senso dell’Europa?<br />
<strong>La</strong> domanda sul senso ultimo e necessario delle cose emerge e s’impone solo<br />
quando le cose in questione paiono perderlo.<br />
L’Europa sembra aver raggiunto il proprio tramonto critico prima ancora, forse,<br />
di esser nata alle sue origini. Ricercare l’esse proprio dell’Europa, prescinde dal suo<br />
agire esteriore, che non la qualifica, né la definisce in quanto tale. <strong>La</strong> ricerca d’essenza,<br />
la tedesca Wesensforschung, è il metodo che conduce sulla via predicativa delle cose:<br />
il predicato ontologico primo dell’Europa, <strong>della</strong> sua idea e cultura in quale elemento<br />
può essere rintracciato? Arrischiare una risposta è tanto complesso quanto affascinante<br />
e di certo, ciò che di rilevante si ricava dalle definizioni del Trattato di Lisbona<br />
5 , non è sufficiente a stabilire il ti esti europeo: «mai in nessun luogo i semplici<br />
trattati hanno creato una comunità, al massimo essi la esprimono» 6 .<br />
<strong>La</strong> concezione che l’Europa attuale ha di se stessa non può essere risolta in e da<br />
un trattato ed è paragonabile, in ciò, alla Gesellschaft del sociologo Ferdinand Tönnies,<br />
una società che unisce senz’anima, una panoplia senz’uomo, senza valori né<br />
radici e, stando così le cose, appare più che chimerica l’utopia d’unire i popoli<br />
d’Europa sotto un unico blasone, in una concorde Gemeinschaft, comunità di valori<br />
condivisi, «unità nel differente» 7 : ideale immagine che l’Europa vorrebbe, dovrebbe<br />
avere di sé. Scrive Tönnies: «[…] mentre nella comunità [Gemeinschaft] (gli individui)<br />
restano essenzialmente uniti nonostante i fattori che li separano, nella società<br />
[Gesellschaft] restano essenzialmente separati nonostante i fattori che li uniscono» 8 .<br />
Ed è quest’ultima affermazione a rappresentare specificamente, oggi, l’Europa,<br />
la Gesellschaft europea, un arcipelago senza mare che unisca isole sorelle, una<br />
sovra-nazione associante più nazioni in qualità di sovrano organo collettivo. Ma, se<br />
5 Cfr. http://europa.eu/lisbon_treaty/faq/index_it.htm#19 «[…] il trattato di Lisbona è un trattato<br />
internazionale approvato e ratificato da Stati membri sovrani che convengono di mettere in comune parte<br />
<strong>della</strong> loro sovranità in una collaborazione sopranazionale».<br />
6 Cfr. M. Scheler, L’eterno nell’uomo, tr. it. a cura di U. Pellegrino, Fratelli Fabbri Editori, Milano<br />
1972.<br />
7 F. Tönnies, Comunità e Società, tr. it. G. Giordano, M. Ricciardi (a cura di), <strong>La</strong>terza, Roma-Bari<br />
2011, p. 61.<br />
8 Ibid., passim.<br />
Civitas / Anno VIII - n. 2-3 - Maggio-Dicembre 2011<br />
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