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La dimensione etica della politica - Istituto Luigi Sturzo

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Legami capitale-lavoro-<strong>politica</strong><br />

Sta qui la fonte dell’incertezza diffusa nella società contemporanea; nella<br />

grande asimmetria tra il capitale che è sempre più globale e il lavoro e la <strong>politica</strong><br />

che restano legati alla <strong>dimensione</strong> locale. Un lavoratore dipendente è legato alla sua<br />

comunità, la impresa per cui lavora sempre meno; un’amministrazione pubblica è<br />

legata per definizione al servizio del suo territorio, ma gli attori economici forti<br />

con cui si confronta hanno ben diverse e più ampie possibilità di azione. Per loro,<br />

aggiunge Carniti, le realtà locali sono come «campi di aviazione sui quali atterra e<br />

decolla la flotta globale». Perciò la capacità di condizionamento degli attori economici<br />

sull’attività pubblica è molto più forte oggi che in passato. L’incertezza che si<br />

genera, in questo modo, nel sistema dei rapporti tra gli attori dello sviluppo – istituzioni,<br />

lavoratori, imprese – finisce per diffondersi e gravare su un intero sistema,<br />

sia esso nazionale o locale. Anzi, quanto più questa incertezza è accentuata, quanto<br />

più essa si trasforma in precarietà diffusa, tanto più i soggetti del mercato globale<br />

hanno la possibilità di trarre vantaggi per la propria azione. <strong>La</strong> rottura con l’ordine<br />

precedente è in questa situazione inedita e imprevista; una situazione, va aggiunto,<br />

nella quale la precarietà sociale si presenta sempre più come l’elemento costitutivo<br />

del nuovo disordine globale, è decisamente funzionale ad esso.<br />

In questa nuova <strong>dimensione</strong> spazio-temporale, i rapporti diventano occasionali<br />

ed effimeri, i vincoli ed i legami a lungo termine perdono di valore, i vantaggi hanno<br />

senso se vengono colti nell’immediato, le idee hanno valore solo se producono<br />

reddito, tutto diventa transitorio, frammentato, “liquido”. Nel mondo globalizzato<br />

bisogna viaggiare “leggeri”, senza il peso di particolari condizionamenti; bisogna<br />

evitare legami duraturi con i propri beni; bisogna essere mobili e flessibili. Ma ciò<br />

che per le élite globali rappresenta una situazione positiva di vantaggio, per chi sta<br />

alla base <strong>della</strong> piramide sociale di Sennet, è causa di pesanti effetti negativi, tanto<br />

economici quanto esistenziali. Per giunta gli effetti negativi pesano tanto sugli individui<br />

quanto sulle strutture aggreganti <strong>della</strong> società, sulle istituzioni pubbliche e<br />

sull’associazionismo, sulla classe <strong>politica</strong> il cui ruolo finisce per diventare sempre<br />

meno influente e sempre più marginale.<br />

Che fare?<br />

Marco Ricceri<br />

Che fare? Come intervenire? Alcune indicazioni utili, a nostro avviso, possono<br />

venire dai seguenti riferimenti.<br />

Qualità dello sviluppo, capacità progettuale e ricerca dell’identità<br />

– Un primo riferimento lo si può ricavare da una valutazione attenta delle caratteristiche<br />

ed implicazioni del modello interpretativo <strong>della</strong> società contemporanea,<br />

prima definita come società post-industriale, attualmente come società <strong>della</strong> cono-<br />

Civitas / Anno VIII - n. 2-3 - Maggio-Dicembre 2011<br />

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