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La dimensione etica della politica - Istituto Luigi Sturzo

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Quell’uomo che non ha più nessun valore se non quello del consumo, un nulla<br />

nelle mani del dio denaro, regola unica del mondo.<br />

Individualismo sociale, non genitorialità e tradizione familiare<br />

Gaspare <strong>Sturzo</strong><br />

Svilirne l’allarme, sostenendo che allo stato delle cose possa essere un fenomeno<br />

marginale sarebbe un grave errore, significherebbe non aver compreso il processo<br />

d’individualismo che il male sta percorrendo nella nostra società. Il Rapporto<br />

Eurispes Italia 2011 lancia l’allarme sulla “scelta <strong>della</strong> non genitorialità” come un<br />

preciso segnale che sta tentando di passare sui sistemi mass mediatici vecchi e nuovi.<br />

Un preciso segnale <strong>della</strong> tendenza, sempre in crescita, alla decostruzione graduale<br />

<strong>della</strong> maternità e all’abbattimento del concetto di famiglia. Siamo di fronte a sommovimenti<br />

continui e aggressivi rispetto al riconoscimento dei valori insiti nella famiglia<br />

tradizionale, che riescono – a dire del Rapporto – anche a darsi la parvenza<br />

di movimenti organizzati ideologicamente, tra questi i childless eichildfree, cioè i<br />

senza figli e i liberi dai figli, dove, alla comune libertà di scelta di essere senza figli,<br />

nel secondo gruppo s’individuano i figli come un potenziale elemento di disturbo<br />

e una limitazione alla propria libertà personale. Ancora, i Dink (Double income no<br />

kids) eiGink (green inclination no kids): nel primo gruppo è rivendicato il diritto<br />

di godere un doppio lavoro/stipendio per i due potenziali genitori, liberandosi dall’impaccio<br />

dei figli che lo renderebbe impossibile; o meglio, maggior propensione<br />

all’agiatezza e al benessere individuale con un bilancio economico liberato dal peso<br />

e dal costo dei figli; il secondo gruppo sostiene la necessità di non far figli per non<br />

infierire sulle precarie condizioni ambientali del pianeta. O meglio, non dobbiamo<br />

fare figli per non stressare le risorse ambientali.<br />

Questi gruppi di persone si organizzano nella forma ideologizzante e, attraverso<br />

ingenti investimenti economici, sono reclamizzati/promossi dai mass media come<br />

fenomeno moderno di movimentismo sociale. Nessuno di noi può dire oggi<br />

che sviluppo avranno questi ordigni nucleari di denatalità sociale nel futuro italiano,<br />

ma prendendo sul serio le loro istanze, e cercando di prevenire le conseguenze<br />

delle loro scelte sbagliate, potremmo già intravedere numerosi temi d’intervento<br />

per un’agenda dedicata alla famiglia. Allo stato abbiamo le stime sulla bassa natalità<br />

nazionale, seppur sostenuta dagli immigrati, che pone in serio dubbio la capacità di<br />

ricambio generazionale. Il nostro è paese che invecchia, guidato da vecchi politici,<br />

che non riesce neppure ad affrontare la gestione dell’emergenza anziani. Il sintomo,<br />

comunque, di quel rallentarsi del costume familiare – già denunciato da don<br />

<strong>Sturzo</strong> negli anni cinquanta espresso anche nel rifiuto di ogni concezione religiosa<br />

<strong>della</strong> vita sociale per coloro che vanno perdendo il senso <strong>della</strong> moralità privata e<br />

pubblica: “Sì che i rapporti extrafamiliari sono resi più facili e tolleranti. A parte l’introduzione<br />

del divorzio e la facilità <strong>della</strong> sua applicazione presso molti stati, l’educazio-<br />

Civitas / Anno VIII - n. 2-3 - Maggio-Dicembre 2011<br />

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