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La dimensione etica della politica - Istituto Luigi Sturzo

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Franco Riva<br />

Al di là <strong>della</strong> genesi storica e culturale di questa vicinanza, le precomprensioni<br />

retrostanti si lasciano presto riconoscere, tanto ricorrono nei discorsi pubblici per<br />

esortare all’unità del sociale: la famiglia viene per lo più interpretata secondo un<br />

modello nucleare, molecolare – di matrice in definitiva biologistica – a cui fa da<br />

inevitabile pendant una concezione organicistica <strong>della</strong> convivenza umana dominata,<br />

ieri come oggi, dalla nota metafora del corpo sociale: classica e fortunata senz’altro,<br />

ma per certi aspetti anche stucchevole nella sua bonaria – e a volte sinistra – invadenza.<br />

Il presupposto organicistico si ripete, grossomodo intatto, su entrambe le<br />

sponde. <strong>La</strong> famiglia viene allora esaurita nella complementarietà delle differenze<br />

sessuali, nell’unità funzionalistica dei sessi, nella generatività meramente biologica<br />

(o patrimoniale), nei rapporti inevitabilmente gerarchici tra i suoi componenti.<br />

L’unità del sociale sarà interpretata a sua volta sulla scia del modello organicistico,<br />

sulla falsariga cioè del “grande animale” di memoria platonica, riesumato da Hobbes<br />

agli esordi <strong>della</strong> modernità, ma ancora nel positivismo del secondo Ottocento,<br />

sulla scia di una fisica (Comte) e, ancor più, di una biologia (Spencer) sociali.<br />

Nel suo stare a mezzo tra la famiglia intesa in modo nucleare e la società concepita<br />

in modo organicistico, il concetto di solidarietà diventa un sinonimo di pura<br />

interdipendenza: la fisiologia sociale la interpreta nei termini meccanicistici dell’inter-relazione<br />

delle parti con il tutto, la biologia sociale la sublima invece nella<br />

differenziazione dei ruoli e delle funzioni 24 .<br />

Linguaggi scivolosi<br />

Fisica sociale per un verso, organicismo sociale per un altro, si perpetua comunque<br />

una corrispondenza critica tra la solidarietà e l’interdipendenza che, anziché<br />

aprire l’una all’altra la famiglia e la società, tende invece o a rendere strumentale<br />

la loro connessione, o a provocare l’effetto contrario a quello desiderato: di centrare<br />

cioè la famiglia e la società ciascuna su se stessa – mettendole di conseguenza<br />

in conflitto.<br />

L’<strong>etica</strong> <strong>della</strong> famiglia e quella <strong>della</strong> solidarietà pagano congiuntamente un<br />

prezzo al linguaggio mutuato da un’ottica naturalistica o biologistica – linguaggio<br />

che, assimilato da tempo e diventato comune, rischia alla fine di scambiare l’immagine,<br />

o la metafora, con la verità dell’una e dell’altra. Hans Jonas ha fatto presente<br />

che in riferimento all’umanità e alla sua storia «tutti i paragoni organici sono<br />

inadeguati e, in ultima analisi, fuorvianti» 25 , dal momento che non si può parlare<br />

24 E. Durkheim (<strong>La</strong> divisione del lavoro sociale, Edizioni di Comunità, Milano 1996, pp. 144 ss.)<br />

usa, per la solidarietà, l’«analogia» dei «corpi viventi».<br />

25 H. Jonas, Il principio responsabilità, cit., p. 137.<br />

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Civitas / Anno VIII - n. 2-3 - Maggio-Dicembre 2011

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