La dimensione etica della politica - Istituto Luigi Sturzo
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questi elementi, in gran parte collegati ad un modello di sviluppo generatore di disuguaglianze<br />
crescenti – ben diverso dal modello sociale europeo prefigurato e sancito<br />
nel trattato di Lisbona – che la società europea finisce per assumere quella<br />
struttura gerarchica e piramidale ben descritta dal sociologo Richard Sennet; una<br />
struttura che pone molti interrogativi sulla sua effettiva solidità democratica.<br />
Il rischio di equilibri deboli<br />
È chiaro che quanto più quest’area complessa <strong>della</strong> precarietà sociale che sta alla<br />
base <strong>della</strong> piramide si allarga e si allontana dall’area dove sono più facilmente raggiungibili<br />
le opportunità di crescita e di successo, tanto più, come si è già accennato, la società<br />
europea accumula tensioni e rischia di avvicinarsi ad un vero e proprio punto di<br />
rottura dei suoi deboli equilibri. In questo processo di deterioramento, gravi effetti<br />
negativi si producono anche, in modo particolare, nella vita <strong>politica</strong> e istituzionale<br />
(segnate da crescente assenteismo, disaffezione, qualunquismo,ovvero protesta estremistica),<br />
nelle solidarietà comunitarie (come l’isolamento, le rotture generazionali,<br />
l’indifferenza nei confronti dell’altro, la perdita di senso di ciò che può rappresentare<br />
il bene comune), nella cultura (col prevalere <strong>della</strong> cosiddetta “cultura del presente”<br />
che distrugge ogni idea di passato e di futuro. Vale al riguardo, l’osservazione dello<br />
studioso italiano Remo Bodei per il quale nella società contemporanea «sta drasticamente<br />
diminuendo la capacità di pensare ad un futuro collettivo, di immaginarlo al<br />
di fuori delle proprie aspettative private… Siamo alla desertificazione del futuro».<br />
Una <strong>politica</strong> europea finalizzata ad una reale avanzamento non solo economico<br />
ma anche civile <strong>della</strong> società europea, dovrebbe mostrare la capacità di intervenire<br />
sulla molteplicità delle cause che sono alla base del diffuso disagio e impoverimento<br />
sociale, sulla multidimensionalità che caratterizza questo grave fenomeno. Non<br />
vi è dubbio che siamo di fronte a cambiamenti di tipo strutturale che incidono nel<br />
profondo gli assetti comunitari; e gli scenari che si prospettano indicano che questi<br />
cambiamenti saranno sempre più accentuati nel prossimo futuro. È proprio la riflessione<br />
sugli elementi che collegano la precarietà lavorativa con la precarietà sociale<br />
ed esistenziale, che può fornirci degli orientamenti utili per promuovere interventi<br />
correttivi secondo le esigenze <strong>della</strong> qualità <strong>della</strong> crescita.<br />
Il “caos” <strong>della</strong> globalizzazione e la precarizzazione <strong>della</strong> società europea<br />
Marco Ricceri<br />
Tutto il mondo vive gli effetti <strong>della</strong> globalizzazione, che è un fenomeno ben<br />
diverso dall’internazionalizzazione, con cui si individuava soprattutto la <strong>dimensione</strong><br />
internazionale degli scambi commerciali. <strong>La</strong> globalizzazione è un processo di<br />
ben più ampia portata, che investe gli assetti <strong>della</strong> società e la vita stessa degli indi-<br />
Civitas / Anno VIII - n. 2-3 - Maggio-Dicembre 2011<br />
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