La dimensione etica della politica - Istituto Luigi Sturzo
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Marco Ricceri<br />
scenza. Questo modello interpretativo, proposto dal sociologo Daniel Bell e adottato<br />
negli USA fin dagli anni ’70, ha mostrato tutta la sua validità nel corso degli anni.<br />
Esso mette in risalto il valore dei punti di cambiamento strutturale che riguardano: a)<br />
il principio assiale su cui è imperniata una società (traduzione in codice delle conoscenze<br />
teoriche); b) le nuove gerarchie di valori (competizione ed affermazione tra individui<br />
e tra gruppi); c) le prospettive temporali (orientamento al futuro); d) le risorse<br />
strategiche (l’informazione e le conoscenze); e) le modalità di sviluppo (modelli<br />
previsionali, programmazione, progetti); f) i modelli di produzione (arricchimento<br />
dei beni con servizi multipli); g) le tecnologie (tecnologie intellettuali, programmazione<br />
dei calcolatori, nuove tecniche matematiche ed economiche); h) le principali<br />
classi produttive (operai specializzati, tecnici, professionisti, ricercatori, scienziati).<br />
L’affermazione di questo tipo di società post-industriale fa emergere una duplice<br />
esigenza, essenziale per tutti: a) avere una vera capacità di progettazione del futuro<br />
(e la forza di imporlo agli altri, come afferma il sociologo italiano De Masi,<br />
anche se tale imposizione non fa conto delle vittime che provoca); b) ridisegnare la<br />
propria identità personale nel sistema dei rapporti sociali e lavorativi (come costruire<br />
la propria identità lavorativa in un mondo segnato dalla “fine del lavoro”,<br />
secondo Rifkin? e da una “modernità liquida”, secondo Bauman?).<br />
Quando si richiama l’importanza <strong>della</strong> qualità sociale dello sviluppo, si vuole<br />
intendere proprio questo: che le strategie da applicare nel contesto europeo non<br />
dovrebbero limitarsi ad una visione mercantilistica <strong>della</strong> crescita (il predominio di<br />
quella che nel medioevo si chiamava la lex mercatoria) ed al recupero di margini di<br />
efficienza nell’impiego delle risorse umane e materiali del sistema. Ma, operando<br />
un vero salto di qualità, le strategie <strong>della</strong> crescita dovrebbero promuovere un insieme<br />
di interventi coordinati e finalizzati: nell’economia, a correggere le distorsioni<br />
del consumismo di tipo individualista dando nuovo impulso alla produzione dei<br />
beni di consumo pubblici maggiormente legati alla qualità <strong>della</strong> vita (un ambito in<br />
cui le stesse imprese private potrebbero trovare dei nuovi margini di profitto); nel<br />
sociale, a stimolare il recupero di valori etici aggreganti ed a qualificare il patrimonio<br />
culturale e conoscitivo <strong>della</strong> gente.<br />
Tutto ciò per allargare l’area delle persone in grado di esprimere una reale capacità<br />
di progettare il futuro, di costruire un propria identità forte, in grado di reggere<br />
criticamente, alle sfide del cambiamento; quindi di fare in modo che questa capacità<br />
non sia ristretta soltanto alle élite globali, ma sia un’attitudine propria quantomeno<br />
<strong>della</strong> maggioranza <strong>della</strong> gente. È questo tipo di <strong>politica</strong> che consentirebbe<br />
di intervenire sulle vere cause <strong>della</strong> precarietà, incertezza e insicurezza, e, quantomeno,<br />
di correggerne almeno in parte gli effetti.<br />
Stato sociale – Stato di benessere<br />
– Il secondo riferimento importante, per una efficace azione correttiva, riguarda il<br />
modo in cui si dovrebbe attuare la modernizzazione delle politiche sociali, anche al fi-<br />
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Civitas / Anno VIII - n. 2-3 - Maggio-Dicembre 2011