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La dimensione etica della politica - Istituto Luigi Sturzo

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Gaspare <strong>Sturzo</strong><br />

la vita <strong>politica</strong> nazionale, garantendole una classe dirigente e di governo sensibile a<br />

questi temi. Non è un problema di schieramenti, o solo di questi. <strong>La</strong> riprova è nel valore<br />

potenziale <strong>della</strong> breve e significativa esperienza del Family day e del rapido processo<br />

di cooptazione <strong>politica</strong> dei suoi coordinatori che ne ha stroncato ogni capacità<br />

decisionale d’indirizzo sociale e, dunque, ogni velleità di natura <strong>politica</strong>.<br />

Conclusioni: diritto di voto, riforma elettorale e norme costituzionali<br />

Insomma, è forse il tempo di cominciare a riflettere che se pago di più per la<br />

tassa sui rifiuti urbani, perché il mio nucleo familiare è più grande, come la superficie<br />

dell’alloggio che ci ospita, forse potrebbe essere giusto che il mio voto, come genitore,<br />

alle elezioni politiche o amministrative possa avere un peso maggiore rispetto<br />

al voto del single. Allora e solo allora, il trinomio federalista scelgo la classe <strong>politica</strong>,<br />

pago le tasse e vedo i servizi, sarebbe salvo. Se a causa del mio nucleo familiare pago<br />

percentualmente di più nell’uso di pessimi servizi pubblici di cui la mia famiglia<br />

usufruisce come asili nido, autobus, scuola, università, sanità, smaltimento dei rifiuti<br />

e così via, potrò avere riconosciuto il diritto a rappresentare anche quei cittadini<br />

minori di età, cioè i miei figli, che sono costretti a doversi accontentare di avere poco,<br />

mentre io pago tanto, rispetto ai single e alle mono famiglie. Sarebbe giusto riconoscere<br />

a questi cittadini, componenti <strong>della</strong> famiglia e <strong>della</strong> comunità sociale, un diritto<br />

di rappresentanza, da esercitare secondo i canoni <strong>della</strong> democrazia, per poter<br />

incidere sul ricambio <strong>della</strong> classe <strong>politica</strong>. In questo sta l’elemento di contraddizione<br />

costituzionale che riconosce i diritti <strong>della</strong> famiglia, ma le nega all’articolo 48 <strong>della</strong><br />

Costituzione ogni capacità di voto. Occorre integrare il tema <strong>della</strong> riforma elettorale<br />

introducendo il diritto <strong>della</strong> famiglia nell’ambito dei rapporti politici. O meglio,<br />

come arricchire le disposizioni di cui all’articolo 48 <strong>della</strong> Costituzione sui diritti<br />

elettorali dei cittadini con la relazione del peso elettorale <strong>della</strong> famiglia. Non credo<br />

che possa essere considerato un problema insuperabile di tecnica legislativa in una<br />

Nazione che ha reinventato le liste bloccate, i premi di maggioranza, i listini del presidente,<br />

la cooptazione, il voto disgiunto e i quesiti referendari del sì che vuol dire<br />

no. Potrà sembrare una provocazione, ma la famiglia - come cellula prima relazionale<br />

riconosciuta nella nostra Carta Costituzionale - manca del principio di effettività<br />

nel primo grande diritto, quello di poter dire la sua, attraverso il peso del voto, nella<br />

democrazia italiana. Una situazione risolvibile attraverso il noto meccanismo elettorale<br />

del voto disgiunto, che romperebbe l’egualitarismo tra due cose che sono diverse,<br />

il voto da singolo cittadino e quello da genitore rappresentante del nucleo familiare,<br />

di cui all’articolo 29 <strong>della</strong> Costituzione. Non si toglierebbe nulla ai primi,<br />

mentre si aggiungerebbe una nuova dinamica alla democrazia italiana con il riconoscimento<br />

<strong>della</strong> soggettività <strong>politica</strong> <strong>della</strong> famiglia.<br />

<br />

48<br />

Civitas / Anno VIII - n. 2-3 - Maggio-Dicembre 2011

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