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La dimensione etica della politica - Istituto Luigi Sturzo

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<strong>La</strong> funzione del dialogo sociale<br />

Si tratta, quindi, di un percorso lungo, di un processo di maturazione e di<br />

presa di coscienza con il quale si è messo un punto fermo nel processo <strong>della</strong> integrazione<br />

europea. È chiaro che un riconoscimento formale, come quello sancito<br />

dal trattato di Lisbona, può rivelarsi insufficiente se non è seguito da una interpretazione<br />

corretta e, soprattutto, da un’azione <strong>politica</strong> conseguente da parte dei soggetti<br />

pubblici e privati protagonisti <strong>della</strong> crescita. A tale riguardo, ad esempio, assai<br />

rilevante è la funzione riconosciuta al “dialogo sociale”. In ogni caso, questo punto<br />

fermo, questa acquisizione esiste: e ciò è di per sé un fatto importante.<br />

In pratica, con l’approvazione <strong>della</strong> “clausola sociale”, l’Unione ha assunto<br />

l’impegno formale e fondamentale a valutare ed organizzare le politiche di sviluppo<br />

in modo da promuovere nello stesso tempo anche un reale progresso sociale, di<br />

cui riconosce la valenza non solo in termini di giustizia ma anche di apporto alla<br />

crescita economica ed alla coesione dell’intero sistema. Questo è l’elemento costitutivo<br />

<strong>della</strong> nuova fase del processo di integrazione; un elemento che rappresenta,<br />

obbiettivamente, un vero salto di qualità rispetto alle fasi precedenti. È ben vero<br />

che questo obbiettivo era presente con uguale chiarezza nei documenti politici e<br />

programmatici dell’Unione, come ad esempio nella strategia di sviluppo “Lisbona<br />

2000-2010”, che avevano legato le politiche per la crescita al vincolo <strong>della</strong> loro<br />

complessiva sostenibilità; ma non era stato sancito in modo così esplicito da un atto<br />

fondamentale come un trattato.<br />

UE: il Trattato di Lisbona e gli articoli <strong>della</strong> “svolta” sociale.<br />

Marco Ricceri<br />

Esaminiamo questa innovazione in termini più precisi. In base al trattato di<br />

Lisbona, l’Unione dovrà operare secondo i principi <strong>della</strong> solidarietà, sussidiarietà,<br />

coesione economica, sociale, territoriale (artt.3-5) per promuovere uno sviluppo sostenibile<br />

basato…su un’economia sociale di mercato altamente competitiva che mira alla<br />

piena occupazione e al progresso sociale (art.3). Lo strumento principale per il raggiungimento<br />

di questo obbiettivo è la organizzazione di un comune mercato unico<br />

(art.3), nel quale dovranno essere garantite le quattro libertà fondamentali di libera<br />

circolazione delle persone, merci, servizi e capitali. L’approccio metodologico, di<br />

alto valore politico, privilegia, insieme alla collaborazione tra gli Stati, anche il ruolo<br />

delle parti sociali.<br />

A rafforzare questa nuova impostazione, di grande attenzione alle questioni sociali<br />

e del lavoro, contribuisce in modo decisivo, in base al trattato, anche il riconoscimento<br />

e l’inserimento nel sistema del diritto europeo, <strong>della</strong> Carta dei diritti fondamentali<br />

dell’Unione Europea, con i suoi principi che regolano anche le dinamiche<br />

sociali. In questo modo, la Carta assume un valore cogente: «L’Unione riconosce i<br />

Civitas / Anno VIII - n. 2-3 - Maggio-Dicembre 2011<br />

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