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La dimensione etica della politica - Istituto Luigi Sturzo

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Anche Avisai Margalit coglie l’intimo rapporto tra il linguaggio <strong>della</strong> famiglia e<br />

quello <strong>della</strong> solidarietà, con riferimento alla «trinità» rivoluzionaria di libertà, uguaglianza,<br />

fraternità. Tuttavia, il «modello di relazioni fraterne» implica «un’appartenenza<br />

senza condizioni» impraticabile in un’«anonima società di massa», che non può<br />

«essere pensata su un simile legame familiare»: l’idea di un modello familiare pervasivo<br />

rispetto alla società contemporanea produce lo stesso «scetticismo» del sogno che<br />

«tutta l’umanità possa essere composta di persone che si amino l’un l’altra» 13 .<br />

Nelle obiezioni circa l’opportunità di conservare un modello familiare per la<br />

solidarietà i linguaggi continuano a intrecciarsi al rovescio, al fine di dissociare le<br />

loro prospettive. Matura in questo modo anche il distacco, perché si reputa che la<br />

disgregazione dei legami tradizionali, più legati alla famiglia, non comporti necessariamente<br />

una dismissione di solidarietà. Apre invece a possibilità inedite, dal momento<br />

che al di fuori dei gruppi e dei rapporti obbligati la solidarietà può manifestarsi<br />

più liberamente, e più creativamente.<br />

Lo scollamento del linguaggio <strong>della</strong> solidarietà da quello <strong>della</strong> famiglia annuncia<br />

l’abbandono delle logiche delle comunità di destino, a favore vuoi di universalismi<br />

– se si va nella direzione dei diritti – vuoi di individualismi solidali. In<br />

un caso e nell’altro, però, il modello familiare risulta svalutato finché continua a<br />

essere interpretato come il fiancheggiatore delle comunità ristrette e autoripiegate,<br />

di impronta tradizionalistica. <strong>La</strong> proposta di un «etnocentrismo moderato» per la<br />

solidarietà (R. Rorty), vale a dire l’allargamento progressivo del «noi» di partenza,<br />

rispetta acutamente sia l’origine “familiare” del linguaggio, sia l’esigenza del suo<br />

sfondamento 14 .<br />

Non per questo il riferimento alla famiglia è del tutto superato. Nella presa<br />

di distacco dall’uso tradizionalistico del modello familiare, nelle stesse obiezioni,<br />

trasale infatti anche l’esigenza di un suo ripensamento: soprattutto con l’annuncio<br />

di possibili, nuove fraternità, che siano scelte, non escludenti, tra estranei. Per la<br />

famiglia e la fraternità si annuncia allora, al di là del dato acquisito, genetico, che<br />

sta alle nostre spalle, anche un compito a venire. Il linguaggio <strong>della</strong> famiglia si ritrova<br />

così, non solo per forza dialettica, ad essere in qualche modo mantenuto, e<br />

addirittura reinterpretato, perfino nella dismissione del suo modello.<br />

Individui solidali<br />

Per il rapporto tra famiglia e solidarietà il fenomeno moderno dell’individualizzazione<br />

rappresenta un culmine paradossale. Il processo è «ambivalente»: da un<br />

13 A. Margalit. <strong>La</strong> società decente, Guerini e Associati, Milano 2002, p. 213; cfr. pp. 213-214.<br />

14 Cfr. R. Rorty, <strong>La</strong> filosofia dopo la filosofia. Contingenza, ironia e solidarietà, <strong>La</strong>terza, Roma-Bari<br />

2001, p. 227.<br />

Civitas / Anno VIII - n. 2-3 - Maggio-Dicembre 2011<br />

Franco Riva<br />

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