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La dimensione etica della politica - Istituto Luigi Sturzo

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<strong>La</strong>ura Balestra<br />

tro del suo genio logico e dialogico, che la rende incessantemente «produttrice/prodotto»<br />

di istanze meticce, mutevoli, di-verse/av-verse, ricche e complesse, affascinanti<br />

quanto ostili, inquietanti e pur tuttavia necessarie nel loro essere ospiti<br />

feconde. Il logos che le percorre da una parte all’altra le sublima nell’unicum che è<br />

fondamento analogico delle diversità stesse. Il logos-dialogos d’Europa è un logos polemikos<br />

18 , spazio di mediazione mnestico fra istanze opposte che, nella vicendevole<br />

differenza, si uniscono fraterne: è questo l’ethos d’Europa, teso ad un intento che,<br />

dall’alba ellenica, dall’uomo antico all’uomo nuovo, per mezzo d‘un Impero e d’una<br />

croce, approda a fine ultimo.<br />

Iltelos verso cui l’Europa persegue quell’incessante anelito all’essenza di sé<br />

transita per il medium del logos. Il fine verso cui tende ed è stata chiamata a tendere<br />

l’idea di Europa, la dinamica polisensa dell’Uninone Europea, dopo l’evento storico<br />

del Cristianesimo, è la bifronte natura dell’essere umano: l’uomo e la donna, la<br />

persona. Telos è Persona, nell’idea d’Europa, e nessun tessuto semantico, nella storia<br />

d’Oriente e d’Occidente, ha riconosciuto un valore tanto elevato alla persona, come<br />

l’alveo fecondo di quella fede che, del logos incarnato, del Dio comunicatosi<br />

Persona fece emblema dell’esistente e del futuro.<br />

L’entelechia d’Europa si volge in una direzione, de dignitate hominis, ma non<br />

intesa solo alla maniera dell’Umanesimo, che nel suo antropocentrismo, tutto intento<br />

a far dell’uomo il protagoreo metron d’ogni cosa, lo mutò in sapiens, faber senza<br />

Dio, artefice di se stesso, fondamento d’una nuova religione, tutta umana, dell’uomo,<br />

per l’uomo e sull’uomo. <strong>La</strong> dignità da recuperare, dopo il crollo dell’Umanesimo<br />

laico, è la dignitas originaria del Cristianesimo che, a dispetto di Atene o Roma,<br />

di Parigi o Philadelphia, riconobbe tutti fratelli senza distinzione alcuna di razza<br />

o genere, senza esigenza di recriminazioni o contro-dichiarazioni di diritti 19 ,come<br />

proclamò, in tempi lontani eppur sempre vicini, quell’antico persecutore divenuto<br />

apostolo delle genti: «Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero;<br />

non c’è più né uomo né donna, poiché tutti (sono) uno in Cristo» 20 . Questa fu la<br />

grande rivoluzione del Cristianesimo, i cui principi andrebbero ricompresi e recepiti<br />

ancora oggi, senza timori, dettati da una memoria volontariamente immemore<br />

del proprio passato, nell’affaccendarsi a risultare il meno possibile invisa a tutti. Decidere<br />

d’essere nessuno per lasciar che ognuno sia libero di vederci come meglio crede<br />

equivale a non esistere, a non essere. Negare il proprio passato è negare se stessi.<br />

18 M. Cacciari, Geofilosofia…, cit., passim.<br />

19 Il riferimento è alle culture greco-latine che non riconobbero valore di persona umana alla classe<br />

dei servi e, spesso, riservavano alla donna un ruolo subordinato rispetto all’uomo. Così, in tempi moderni,<br />

nel 1776 in America e nel 1789 a Parigi, il valore <strong>della</strong> donna fu nuovamente vittima di un silenzio<br />

scarsamente lungimirante, che diede vita a polemiche o contro-dichiarazioni di diritti e valori, come<br />

la “Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne”, redatta dalla scrittrice francese Olympe de Gouges,<br />

nel 1791, in risposta alla più nota “Déclaration des droits de l’homme et du citoyen” del 1789.<br />

20 San Paolo, Gal 3, 28.<br />

128<br />

Civitas / Anno VIII - n. 2-3 - Maggio-Dicembre 2011

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