La liberazione di Vercelli nale repubblicana e su<strong>per</strong>stiti dei vari presidi, a cui si erano aggiunti gli uomini dei battaglioni “Pontida” e “Montebello”, ritiratisi da Biel<strong>la</strong>. La 182 a brigata aveva avuto il compito di circondare il presidio tedesco, mentre le formazioni del<strong>la</strong> XII divisione bloccavano <strong>la</strong> città da nord, est e sud. Il mattino del 26 si svolsero trattative. Il capo del<strong>la</strong> Provincia, Michele Morsero, fece comunicare ai comandi partigiani e al Cln <strong>la</strong> proposta di non combattere in città, che fu respinta, con un ultimatum <strong>per</strong> <strong>la</strong> resa o <strong>la</strong> partenza entro le 15. Nel pomeriggio <strong>la</strong> colonna fascista, di oltre duemi<strong>la</strong> uomini, <strong>la</strong>sciò Vercelli in un inutile tentativo di fuga: attaccata ripetutamente da reparti partigiani e mitragliata dall’aviazione alleata, nel<strong>la</strong> notte tra il 27 e il 28 sarà costretta dal<strong>la</strong> brigata valsesiana “Osel<strong>la</strong>” ad arrestare <strong>la</strong> marcia nei pressi di Castel<strong>la</strong>zzo Novarese. Nel pomeriggio del 26, verso le 17, a Vercelli fu costretto al<strong>la</strong> resa anche il presidio tedesco. La sera stessa le brigate partigiane entrarono in città Il 27 si arresero i presidi di Tronzano Vercellese e di Cigliano: in totale circa cinquecento uomini. Il giorno successivo, tuttavia, una forte colonna nazifascista in ritirata dal<strong>la</strong> Liguria, da Torino e dal<strong>la</strong> Valle d’Aosta, rioccupò i due paesi e Borgo d’Ale, Cavaglià e Salusso<strong>la</strong>. I comandi partigiani ricevettero dal comando regionale l’ordine di impedirle di raggiungere Mi<strong>la</strong>no. Furono <strong>per</strong>tanto avviate trattative: una tregua di ventiquattro ore non fu rispettata dai tedeschi e dai fascisti, che tentarono di continuare i loro movimenti: furono allora fatti saltare i ponti sul canale Cavour e sul Naviglio. La sera del 29, inoltre, i nazifascisti entrarono in Santhià, dove uccisero il presidente del Cln, alcuni civili e partigiani. All’alba attaccarono e circondarono una pattuglia del<strong>la</strong> 2 a brigata, massacrando<strong>la</strong>. Altri parti- giani, che tentarono di portare aiuto ai compagni attaccati, furono uccisi nei campi. Sei cascine furono date alle fiamme e i loro abitanti trucidati. Il totale dei caduti di quelle tragiche giornate fu di cinquantasette tra partigiani e civili. Vi era a quel punto il rischio che i tedeschi decidessero di puntare su Biel<strong>la</strong>. La <strong>missione</strong> militare inglese “Cherokee”, preoccupata, propose un massiccio bombardamento; i comandi partigiani si opposero con fermezza, <strong>per</strong> evitare di annul<strong>la</strong>re tutti gli sforzi compiuti nei mesi precedenti <strong>per</strong> impedire devastazioni. Vi è da aggiungere che, intanto, a Borgo d’Ale, <strong>la</strong> colonna era stata effettivamente attaccata dall’aviazione alleata. La minaccia degli ufficiali del<strong>la</strong> <strong>missione</strong> di far intervenire nuovamente l’aviazione forse bastò a convincere il comando tedesco ad accettare di avviare trattative <strong>per</strong> <strong>la</strong> resa. Buona parte del<strong>la</strong> colonna si era intanto dislocata tra Livorno Ferraris, Moncrivello e in parte del Canavese, stabilendo il comando ad Ivrea. Il Cln di questa città e <strong>la</strong> <strong>missione</strong> alleata iniziarono i colloqui. Il 2 maggio gli americani giunsero a Vercelli. Il comandante del Corpo d’armata tedesco, generale Schlemmer, delegò un ufficiale del suo stato maggiore, il colonnello Faulmüller, a trattare. Il colonnello fu accompagnato, con scorta partigiana, a Biel<strong>la</strong>, sede del<strong>la</strong> <strong>missione</strong> alleata, dove, dopo una lunga trattativa, fu firmata <strong>la</strong> resa, che decorreva dal<strong>la</strong> mezzanotte: così finivano le azioni militari del 75 o Corpo d’armata tedesco e dei reparti fascisti aggregati e finiva anche <strong>la</strong> Resistenza in Piemonte. Le forze arresesi ammontavano a sessantunmi<strong>la</strong> tedeschi e dodicimi<strong>la</strong> fascisti. Il 3 maggio iniziò un lento deflusso dei tedeschi: molti si fermarono tuttavia ancora <strong>per</strong> parecchi giorni nell’Eporediese e nel<strong>la</strong> zona del <strong>la</strong>go di Viverone. (p. a.) a. XXIX, n. s., n. 1, giugno 2009 109
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