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Giorgio Marincola e la missione “Bamon” - Istituto per la storia della ...

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vista tedesco, Milestone annul<strong>la</strong> <strong>la</strong> figura<br />

del nemico e costruisce un film pacifista che<br />

insiste sull’uguaglianza dei soldati tra di loro,<br />

anche se combattono su fronti opposti,<br />

su quanto sia mostruoso il loro essere costretti<br />

a uccidersi reciprocamente pur senza<br />

odiarsi, sul<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>fede di chi manda una<br />

intera generazione al macello, sul<strong>la</strong> s<strong>per</strong>sonalizzazione<br />

del nemico cui <strong>la</strong> lotta <strong>per</strong> <strong>la</strong> sopravvivenza<br />

costringe i combattenti.<br />

Anche ne “La grande illusione”, incentrato<br />

sul<strong>la</strong> prigionia e l’evasione di alcuni soldati<br />

francesi detenuti in un campo di concentramento<br />

tedesco, si pone l’accento sul<br />

legame che si viene a creare tra carcerieri e<br />

carcerati, nemici sul campo di battaglia, ma<br />

disposti a comunicare tra loro e, addirittura,<br />

a fraternizzare, quando si trovano lontano<br />

dal<strong>la</strong> trincea e dal<strong>la</strong> logica stringente di<br />

una guerra che li oppone forzatamente gli<br />

uni agli altri. E <strong>la</strong> musica, che Renoir utilizza<br />

in molte scene del film, è lo strumento più<br />

idoneo, <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua universalità, a mostrare<br />

una possibile comunione tra gli uomini anche<br />

in un contesto che sembrerebbe escluder<strong>la</strong><br />

categoricamente.<br />

Gli elementi pacifisti già presenti nel film<br />

di Milestone ritornano anche nell’o<strong>per</strong>a di<br />

Renoir, nel<strong>la</strong> quale si aggiunge anche una<br />

riflessione sul passaggio da un vecchio<br />

mondo in cui <strong>la</strong> nobiltà era c<strong>la</strong>sse dominante,<br />

a un mondo nuovo in cui comincia a farsi<br />

strada <strong>la</strong> picco<strong>la</strong> borghesia. Così, oltre allo<br />

scontro bellico tra Francia e Germania, il film<br />

mette in scena anche lo scontro sociale tra<br />

una c<strong>la</strong>sse aristocratica ormai avviata al tramonto,<br />

rappresentata dai capitani tedesco<br />

e francese von Rauffenstein e de Boeldieu<br />

(che morirà nel tentativo di fuga), e una c<strong>la</strong>sse<br />

borghese emergente, incarnata da <strong>per</strong>sonaggi<br />

come il tenente Marechal (che invece<br />

riuscirà a fuggire), e mostra una differenza<br />

tra l’atteggiamento del tedesco, che prova<br />

amarezza e nostalgia <strong>per</strong> <strong>la</strong> fine di un’epo-<br />

attività dell’<strong>Istituto</strong><br />

ca, e quello del francese, consapevole invece<br />

dell’impossibilità di fermare il tempo e di<br />

interrom<strong>per</strong>e il progresso sociale.<br />

Film coraggiosi, in quanto veicolo di ideali<br />

controcorrente rispetto al clima dominante<br />

di un’epoca nel<strong>la</strong> quale nascono e si consolidano<br />

regimi totalitari fortemente nazionalisti<br />

e bellicosi, “All’Ovest niente di nuovo”<br />

e “La grande illusione” subiscono al<strong>la</strong><br />

loro uscita in Europa, e in partico<strong>la</strong>re in Italia,<br />

i divieti del<strong>la</strong> censura e saranno apprezzati<br />

in tutto il loro valore culturale e di impegno<br />

civile solo molti anni dopo.<br />

La seconda lezione del corso si è svolta<br />

venerdì 31 ottobre, con l’analisi del capo<strong>la</strong>voro<br />

di Stanley Kubrick “Orizzonti di gloria”<br />

(1957) e del film di Francesco Rosi “Uomini<br />

contro” (1970). Paggi ha trattato il tema<br />

del<strong>la</strong> follia del<strong>la</strong> guerra e ha mostrato come<br />

il messaggio antimilitarista di cui questi film<br />

si fanno portatori sia veico<strong>la</strong>to da una cruda<br />

messa in scena del cinismo e del<strong>la</strong> disumanità<br />

dei comandanti militari, che mandano<br />

al macello senza alcuno scrupolo i propri<br />

soldati.<br />

“Orizzonti di gloria” in partico<strong>la</strong>re è un film<br />

che si allontana dal<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica rappresentazione<br />

del<strong>la</strong> guerra, del<strong>la</strong> trincea, delle battaglie,<br />

<strong>per</strong>altro mostrate con estremo realismo,<br />

<strong>per</strong> concentrarsi invece sull’uso e, soprattutto,<br />

sull’abuso del potere di vita e di morte<br />

che i generali francesi esercitano nei confronti<br />

dei loro sottoposti. La figura del nemico<br />

tradizionalmente inteso come l’avversario<br />

contro cui combattere, che non a caso<br />

non viene mai mostrato nel film, viene sostituita<br />

da un antagonista ben più <strong>per</strong>icoloso,<br />

cinico e corrotto, che ordina assurdamente<br />

ai propri uomini attacchi suicidi in nome<br />

dell’avanzamento di carriera e che arriva a<br />

farne fuci<strong>la</strong>re <strong>per</strong> codardia tre scelti a caso<br />

<strong>per</strong>ché servano da esempio e contribuiscano<br />

con il loro sacrificio al mantenimento del<strong>la</strong><br />

disciplina.<br />

122 l’impegno

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