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Giorgio Marincola e la missione “Bamon” - Istituto per la storia della ...

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attività dell’<strong>Istituto</strong><br />

L’inutile strage<br />

Come il cinema ha analizzato <strong>la</strong> grande guerra<br />

Corso di aggiornamento<br />

Nel 2008 l’<strong>Istituto</strong> ha organizzato, in occasione<br />

del novantesimo anniversario del<strong>la</strong><br />

fine del<strong>la</strong> prima guerra mondiale, il corso<br />

di aggiornamento “L’inutile strage. Come il<br />

cinema ha analizzato <strong>la</strong> grande guerra”, artico<strong>la</strong>to<br />

in quattro lezioni, svoltesi a Varallo,<br />

nel<strong>la</strong> sede dell’<strong>Istituto</strong>. Orazio Paggi, critico<br />

cinematografico, ha analizzato alcuni dei<br />

film che più significativamente hanno affrontato<br />

il tema del<strong>la</strong> grande guerra, evidenziandone<br />

di volta in volta gli elementi legati al<br />

pacifismo, all’antimilitarismo, al<strong>la</strong> follia e ai<br />

traumi che il conflitto porta con sé, nonché<br />

ai suoi aspetti quotidiani.<br />

Il corso si è a<strong>per</strong>to venerdì 24 ottobre con<br />

una lezione incentrata sull’emergere dell’istanza<br />

pacifista nel cinema di guerra, magistralmente<br />

resa sullo schermo da due capo<strong>la</strong>vori<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del cinema: “All’Ovest<br />

niente di nuovo”, di Lewis Milestone (1930),<br />

e “La grande illusione”, di Jean Renoir<br />

(1937).<br />

Con gli anni trenta <strong>la</strong> rappresentazione<br />

del<strong>la</strong> guerra al cinema assume caratteristiche<br />

che <strong>la</strong> differenziano nettamente dal<strong>la</strong><br />

messa in scena propagandistica e retorica<br />

dei decenni precedenti, in cui il cinema, tanto<br />

documentaristico quanto di finzione, non<br />

mostra gli aspetti del conflitto più brutali e<br />

violenti, allo scopo di mantenere alto il consenso<br />

al<strong>la</strong> guerra e, anche <strong>per</strong> impedimenti<br />

di carattere tecnico, non ne fornisce una ri-<br />

costruzione realistica. L’avvento del sonoro,<br />

che aggiunge un essenziale elemento di<br />

verità al<strong>la</strong> messa in scena, si somma a un<br />

radicale mutamento di prospettiva che, lungi<br />

dal riprodurre schematicamente <strong>la</strong> netta distinzione<br />

tra buoni e cattivi e dal caratterizzare<br />

in maniera totalmente negativa il nemico,<br />

si sofferma piuttosto sul comune tragico<br />

destino dei soldati di entrambi gli schieramenti,<br />

<strong>la</strong>sciando emergere una critica esplicita<br />

al<strong>la</strong> guerra e al fanatismo nazionalistico<br />

che <strong>la</strong> determina.<br />

“All’Ovest niente di nuovo”, vero e proprio<br />

manifesto pacifista tratto dal romanzo<br />

autobiografico “Niente di nuovo sul fronte<br />

occidentale”, di Erich Maria Remarque, e<br />

premiato con due Oscar (miglior regia e miglior<br />

film), fa emergere dal<strong>la</strong> scansione del<br />

racconto nei tre momenti c<strong>la</strong>ssici nel cinema<br />

bellico (arruo<strong>la</strong>mento, addestramento, es<strong>per</strong>ienza<br />

del fronte) <strong>la</strong> disillusione e lo scontrarsi<br />

brutale con <strong>la</strong> realtà del<strong>la</strong> guerra di un<br />

gruppo di giovani liceali tedeschi. Indotti da<br />

un professore fanatico a partire <strong>per</strong> il fronte,<br />

manipo<strong>la</strong>ti e indottrinati da un uso retorico<br />

dei concetti astratti di patria, onore e<br />

coraggio, si renderanno conto ben presto<br />

del<strong>la</strong> abissale differenza tra ciò che ingenuamente<br />

credevano fosse una entusiasmante<br />

avventura e l’orrore quotidiano del<strong>la</strong> vita di<br />

trincea.<br />

Raccontando una vicenda dal punto di<br />

a. XXIX, n. s., n. 1, giugno 2009 121

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