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Giorgio Marincola e la missione “Bamon” - Istituto per la storia della ...

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La sommossa biellese del 27 e 28 luglio 1797 e <strong>la</strong> repressione regia<br />

truppa di quattromi<strong>la</strong> insorgenti nel<strong>la</strong> piazza<br />

d’armi di Biel<strong>la</strong>, posta fuori porta Torino.<br />

Mentre si attende di piantare l’albero del<strong>la</strong><br />

libertà in piazza d’armi, <strong>per</strong> poi recarsi con<br />

<strong>la</strong> medesima intenzione a Vercelli, i predetti<br />

capi degli insorti tentano di indurre il conte<br />

Bonino di Chiavazza, colà giunto, ad unirsi<br />

a loro. Quindi, quel<strong>la</strong> stessa mattina del 28<br />

luglio, <strong>la</strong> truppa, sempre comandata da Avogadro,<br />

Belli, Ro<strong>la</strong>ndo e Zumaglini, cui si eran<br />

aggiunti l’avv. Marocchetti, il notaio Gaspare<br />

Ugliengo, di Valdengo, e il biellese Carlo<br />

Regis, che già aveva servito nelle regie truppe,<br />

a tamburo battente e bandiere spiegate<br />

di cui non si danno i colori, giunge a Candelo,<br />

dove il popolo viene invitato ad unirsi<br />

nel<strong>la</strong> marcia su Vercelli.<br />

Prende pubblicamente <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> il notaio<br />

Giovan Battista Ottino di Pietro Giuseppe<br />

<strong>per</strong> schierarsi con il conte Pietro Avogadro<br />

e dissuadere quanti avrebbero voluto arrestarlo<br />

mentre è suo ospite. L’Avogadro manda<br />

un picchetto di due uomini a casa del segretario<br />

del<strong>la</strong> municipalità di Candelo, notaio<br />

Vulpio, cui ordina di provvedere a dare al<strong>la</strong><br />

truppa pane, vino e paglia <strong>per</strong> riposare <strong>la</strong><br />

notte. Pietro Scarsel<strong>la</strong>, soldato invalido, in<br />

compagnia d’altri estorce violentemente a<br />

Giovan Antonio Bartolomeo Gaudino L.<br />

500, e Paolo Scanzio al parroco di S. Lorenzo<br />

don Alessandro Ruffino 7 . L’Avogadro visita<br />

l’arciprete ed è ospite nel<strong>la</strong> notte del<br />

notaio Ottino.<br />

Il giorno seguente (29 luglio) verso le 19,<br />

sempre condotti dai medesimi capi, gli insorti<br />

partono <strong>per</strong> Cossato, passando da Vigliano<br />

e Valdengo; al bivio <strong>per</strong> il castello Avogadro<br />

di Valdengo, si uniscono Pietro<br />

Ugliengo, fratello del notaio Gaspare, e Carlo<br />

di Domenico Pel<strong>la</strong>, già domestico del conte<br />

Avogadro, che provvede a ristorare i compagni<br />

somministrando del vino. Giunti a Cossato,<br />

fanno suonare le campane a martello<br />

e richiedono armi, cibo e scarpe. Ma pochi<br />

sono disponibili a seguire i capi sino a Vercelli<br />

<strong>per</strong> piantarvi l’albero del<strong>la</strong> libertà: un<br />

obiettivo che evidentemente poco interessava<br />

agli insorti, mossi soprattutto dal<strong>la</strong> fame<br />

e dal<strong>la</strong> miseria. Ciò è una chiara dimostrazione<br />

che <strong>la</strong> rivolta biellese del luglio 1797<br />

non è molto in consonanza con i giacobini,<br />

i quali invano hanno cercato di diriger<strong>la</strong>.<br />

A Biel<strong>la</strong>, il 29 luglio i borghesi ed i soldati<br />

del<strong>la</strong> guarnigione, dopo un breve scontro<br />

armato, riescono a sopraffare i rivoltosi e a<br />

liberare i conventi occupati; a capo degli<br />

insorti sono due ignoti popo<strong>la</strong>ni, Giovanni<br />

Coda, di Cossi<strong>la</strong>, e Anna Maria Perona in<br />

Cravario, del Vandorno. Pubblicata <strong>la</strong> legge<br />

marziale (regio editto del 26 luglio 1797) con<br />

cui «si da facoltà di procedere contro gli arrestati<br />

<strong>per</strong> gli attruppamenti diretti a saccheggiare<br />

ogni casa, far violenza alle <strong>per</strong>sone<br />

o resistere al<strong>la</strong> forza pubblica, nelle vie<br />

sommarie e pronte», si provvede a «condannare<br />

al<strong>la</strong> fuci<strong>la</strong>zione <strong>per</strong>ché, <strong>per</strong> l’esecuzione<br />

del<strong>la</strong> sentenza basta <strong>la</strong> notorietà e <strong>la</strong> verità<br />

suddetta, sentiti pure sommariamente gli<br />

arrestati nelle loro risposte», praticamente<br />

senza l’assistenza di difensori: un simu<strong>la</strong>cro<br />

di processo. La com<strong>missione</strong> giudicante,<br />

composta dal<strong>la</strong> regia giunta provinciale, integrata<br />

con due membri eletti dal consiglio<br />

municipale ed assistita dal segretario comunale<br />

8 , si riunisce immediatamente e già il 1<br />

agosto emette <strong>la</strong> prima condanna.<br />

7 Don Alessandro Ruffino, nativo di Castelletto Cervo, parroco del Candelo San Lorenzo<br />

dal 1764 al 1805.<br />

8 I due membri eletti dal consiglio municipale sono il conte Giuseppe Maria Via<strong>la</strong>rdi e<br />

l’avvocato Giovanni Martino Rondi (giudice di Chiavazza), consiglieri comunali; nel<strong>la</strong> se-<br />

a. XXIX, n. s., n. 1, giugno 2009 95

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