Giorgio Marincola e la missione “Bamon” - Istituto per la storia della ...
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I giorni del<strong>la</strong> raf<br />
renze vengono allora integrate attingendo<br />
al mercato libero, ammesse le disponibilità<br />
dei prodotti e del denaro <strong>per</strong> gli acquisti. In<br />
poco tempo, si può dire, le fibbie delle cinture<br />
che reggono i calzoni degli italiani arrivano<br />
all’ultimo buco disponibile, l’ineffabile<br />
“foro Mussolini” 11 .<br />
La fame, si racconta, viene <strong>per</strong>cepita come<br />
qualcosa di endemico, di quasi cronico, tanto<br />
che <strong>la</strong> ricerca di cibo è costante e continua:<br />
«Mi riempivo le tasche di castagne secche<br />
e, quando uscivo al<strong>la</strong> sera, passavo dallo<br />
spaccio del<strong>la</strong> fabbrica e mi compravo tre<br />
etti di fichi secchi. Prima di arrivare a casa<br />
me li ero mangiati tutti, quindi ero già abbastanza<br />
sazia. Nel magazzino dei fi<strong>la</strong>ti c’erano<br />
sacchi di carrube, <strong>per</strong>ché i Cerruti avevano<br />
ancora i cavalli. Li avevano poi venduti<br />
ma erano rimaste le carrube. Con <strong>la</strong> scusa<br />
che ci mancava un po’ di colore, andavamo<br />
là a mangiarcele <strong>per</strong>ché anche quello aiutava<br />
a riempire lo stomaco!” (Giuseppina A.) 12 .<br />
La fame, oltretutto, è una condizione aggravata<br />
dal<strong>la</strong> palese incapacità del potere di<br />
organizzare e gestire le risorse disponibili:<br />
«Al tempo del<strong>la</strong> guerra se mandavano <strong>la</strong> roba<br />
a témp e ura 13 , <strong>per</strong>ché avevamo quel tanto<br />
al mese di riso e una roba e l’altra, invece<br />
<strong>la</strong> mia mamma e delle donne sono dovute andare<br />
tre o quattro volte a Novara a rec<strong>la</strong>mare.<br />
Se ce ne mandavano, anche poca ma tutti<br />
i mesi ti gh’évi méa da vulà 14 . Perché quello<br />
che ci mancava, a noi che non avevamo<br />
le bestie, era il condimento, invece quelli che<br />
avevano le bestie avevano il potere, eh»<br />
(“Marta”) 15 .<br />
Gli organi di stampa intervengono in più<br />
occasioni a sostegno delle nuove direttive<br />
del governo, sia invogliando i cittadini all’impiego<br />
di alimenti prima poco considerati,<br />
come ad esempio le castagne 16 , sia promuovendo<br />
l’allevamento di animali come il coniglio,<br />
«umile, modesto, mite, mansueto, anche<br />
silenzioso animale da corte, che dovette<br />
attendere le sanzioni <strong>per</strong> essere giustamente<br />
valorizzato» 17 , oppure <strong>la</strong> gallina, che appare<br />
come «un nuovo campo d’azione, ricco di<br />
soddisfazioni e compensato da un utile non<br />
indifferente: l’uovo di giornata in casa» 18 .<br />
Con apposita propaganda si pubblicizzano<br />
11 Cfr. LUCA PERRONE, Varallo: gli anni di guerra 1941-42, in “l’impegno”, a. XXIV, n. 2,<br />
dicembre 2004, p. 111.<br />
12 Giuseppina A. (Biel<strong>la</strong>, 1928), o<strong>per</strong>aia, intervistata da Simonetta Vel<strong>la</strong> e Aurora Zedda il<br />
1 e il 14 febbraio 1991; brano edito in SIMONETTA VELLA (a cura di), In greggio e in fino. Storie<br />
di vita di o<strong>per</strong>aie tessili nel Biellese 1910-1960, Biel<strong>la</strong>, Centro di documentazione sindacale<br />
- Camera del <strong>la</strong>voro di Biel<strong>la</strong>, 2003, pp. 233-234.<br />
13 Traduzione in italiano: <strong>per</strong> tempo.<br />
14 Tr.: non avevi da vo<strong>la</strong>re.<br />
15 “Marta”, pseudonimo (1920), o<strong>per</strong>aia, intervistata da Virginia Paravati a Ornavasso l’11<br />
maggio 2006; brano edito in VIRGINIA PARAVATI, Aspettando <strong>la</strong> luna nuova. Dialoghi sul sa<strong>per</strong>e<br />
delle donne a Ornavasso nel<strong>la</strong> prima metà del Novecento, Verbania, Alberti libraio,<br />
2007, p. 64.<br />
16 Cfr. “Corriere Valsesiano”, 18 ottobre 1941.<br />
17 “La Provincia di Vercelli”, 25 marzo 1941. Medesimo tono di apprezzamento riporta il<br />
<strong>per</strong>iodico dei fascisti novaresi: «Sembrerebbe un aforisma, eppure è proprio così: al pavido<br />
coniglio dobbiamo oggi, in pieno <strong>per</strong>iodo di emergenza, riconoscere le molteplici e tutt’altro<br />
che disprezzabili qualità che lo fanno degno d’essere riconosciuto animale utilissimo ai fini<br />
dell’alimentazione del Paese in tempo di guerra», in “L’Italia Giovane”, 15 aprile 1942.<br />
18 “L’Italia Giovane”, 13 settembre 1941. Anche i fascisti vercellesi risultano prodighi nel<br />
a. XXIX, n. s., n. 1, giugno 2009 35