Giorgio Marincola e la missione “Bamon” - Istituto per la storia della ...
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saggi<br />
ORAZIO PAGGI<br />
Il carcere del Piazzo: immagini e voci<br />
di un altro mondo<br />
L’estetica del<strong>la</strong> fisicità<br />
Anni fa il carcere di Biel<strong>la</strong> era situato in<br />
una zona centrale del<strong>la</strong> città, esattamente al<br />
Piazzo, <strong>per</strong> essere poi trasferito in viale dei<br />
Tigli, quasi in campagna. Il documentario<br />
“All’aria” (prodotto da Galveston e scaricabile<br />
gratuitamente da Internet) di Beo Peraldo,<br />
giovane filmmaker biellese, è una testimonianza<br />
diretta e viva di ciò che nel bene<br />
e nel male ha rappresentato <strong>per</strong> molti quest’edificio.<br />
I sottotitoli, “Racconti dal carcere<br />
del Piazzo” e “Un carcere fra le case di<br />
Biel<strong>la</strong>, <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei muri e di alcune <strong>per</strong>sone<br />
che li abitarono tra il 1967 e il 1988”, indicano<br />
programmaticamente <strong>la</strong> struttura estetica<br />
utilizzata <strong>per</strong> narrare che cos’è stato il carcere<br />
del Piazzo.<br />
Quello che le immagini fanno emergere è<br />
l’“umanità” colta nelle sue pieghe più profonde,<br />
sofferte, me<strong>la</strong>nconiche, ma <strong>per</strong> questo<br />
più vere e palpabili dallo spettatore. Il<br />
regista sceglie volutamente di alternare diverse<br />
forme del documentario contemporaneo<br />
(dal<strong>la</strong> ricostruzione storica al reportage,<br />
dall’intervista alle immagini d’archivio),<br />
<strong>per</strong> evitare di cadere in una rappresentazione<br />
cronachistica e cronologica del<strong>la</strong> realtà,<br />
che <strong>la</strong> renderebbe più fredda e meno coinvolgente.<br />
In primo piano è sempre posto<br />
l’uomo con le sue teorie di sentimenti, di<br />
contraddizioni, di s<strong>per</strong>anze e di delusioni.<br />
a. XXIX, n. s., n. 1, giugno 2009<br />
Un cinema del<strong>la</strong> presenza piuttosto che dell’assenza,<br />
che le immagini iniziali, caratterizzate<br />
da continue inquadrature degli interni<br />
vuoti dell’ex casa circondariale, sembrerebbero<br />
far presagire.<br />
Dopo questo primo impatto con l’universo<br />
carcerario entrano infatti in scena i vari<br />
“<strong>per</strong>sonaggi” che nel corso degli anni hanno<br />
vissuto, chi come detenuto chi come<br />
agente di custodia chi come o<strong>per</strong>atore sociale,<br />
<strong>la</strong> vicenda del penitenziario biellese.<br />
Così, a poco a poco, lo spazio vuoto è riempito<br />
da una fisicità che si fa costante, senza<br />
mai essere ingombrante. Si potrebbe quasi<br />
par<strong>la</strong>re di due distinte fisicità che si incontrano<br />
e si attraversano <strong>per</strong> poi distaccarsi,<br />
seguendo ognuna il proprio destino: quel<strong>la</strong><br />
architettonica (involucro-contenitore) e<br />
quel<strong>la</strong> umana (contenuto-figura).<br />
Realtà vissuta e realtà immaginata<br />
La costruzione di “All’aria” è di tipo narrativo:<br />
un’introduzione e quattro capitoli,<br />
che nel descrivere l’es<strong>per</strong>ienza del carcere<br />
del Piazzo raccontano l’evoluzione del<strong>la</strong> criminalità<br />
nel Biellese dagli anni sessanta al<strong>la</strong><br />
fine degli anni ottanta.<br />
La parte introduttiva è un’analisi dell’ontologia<br />
carceraria, giocata molto sul<strong>la</strong> sintassi<br />
filmica. La macchina da presa penetra<br />
nel<strong>la</strong> prigione ormai deserta e in stato di<br />
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