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Giorgio Marincola e la missione “Bamon” - Istituto per la storia della ...

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attività dell’<strong>Istituto</strong><br />

il film è costruito. In contrasto nel film anche<br />

due diverse visioni del<strong>la</strong> religione, divisa<br />

tra un Dio evangelico cui chiedere conforto<br />

e conso<strong>la</strong>zione e una religione istituzionale<br />

che finisce <strong>per</strong> <strong>per</strong>dere il suo compito<br />

originario <strong>per</strong> farsi attore politico e schierarsi<br />

con i fautori del<strong>la</strong> guerra.<br />

La dissolvenza al nero sull’inquadratura<br />

di Johnny co<strong>per</strong>to dal lenzuolo-sudario, a<br />

cui viene negata <strong>la</strong> morte e che viene <strong>per</strong>ciò<br />

condannato a rimanere forzatamente rinchiuso<br />

nel<strong>la</strong> gabbia del<strong>la</strong> sua solitudine, e<br />

l’ossessiva ripetizione del suo inascoltato<br />

grido d’aiuto, concludono senza s<strong>per</strong>anza<br />

un film che, riportando nell’ultima inquadratura<br />

gli sterili numeri dei milioni di morti “<strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> patria”, denuncia <strong>la</strong> tragedia di ogni guerra.<br />

Come il film di Trumbo mostra gli effetti<br />

devastanti del<strong>la</strong> guerra sul corpo, così “Una<br />

lunga domenica di passioni”, tratto dal romanzo<br />

omonimo di Sébastien Japrisot, evidenzia<br />

gli sconvolgimenti emotivi che <strong>la</strong><br />

guerra provoca nel<strong>la</strong> vita di uomini semplici,<br />

scaraventati improvvisamente in trincea<br />

e sottratti al<strong>la</strong> propria casa e ai propri affetti.<br />

Narrando <strong>la</strong> vicenda principale di Mathilde,<br />

che nel 1920 parte al<strong>la</strong> ricerca del suo<br />

fidanzato Manech dato <strong>per</strong> morto in guerra,<br />

e intersecando<strong>la</strong> con le vicende parallele<br />

di altri soldati coinvolti nel<strong>la</strong> sua scomparsa,<br />

Jeunet costruisce un film su molteplici<br />

registri, che affianca al realismo e al<strong>la</strong> precisione<br />

del<strong>la</strong> ricostruzione storica, i toni del<br />

melodramma, del noir e del<strong>la</strong> commedia.<br />

Oltre al<strong>la</strong> mesco<strong>la</strong>nza di generi, con <strong>la</strong> quale<br />

Jeunet conferma il suo stile barocco, il film<br />

sostituisce <strong>la</strong> tradizionale linearità temporale<br />

del racconto con un continuo passaggio<br />

dal passato al presente e viceversa, disseminando<br />

le varie sequenze di indizi <strong>per</strong> <strong>la</strong> risoluzione<br />

del mistero al centro del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

Infine, pur nel<strong>la</strong> originalità del racconto,<br />

nel film di Jeunet trovano posto tutti i temi<br />

caratteristici del cinema di guerra, dal conflitto<br />

presentato come gioco crudele, all’annul<strong>la</strong>mento<br />

del<strong>la</strong> figura del nemico, al<strong>la</strong> critica<br />

feroce nei confronti del<strong>la</strong> prepotenza e<br />

incompetenza degli alti comandi.<br />

Raffael<strong>la</strong> Franzosi<br />

a. XXIX, n. s., n. 1, giugno 2009 125

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