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tesi F. Marotta.pdf - EleA@UniSA

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In Assia Djébar, come in Driss Chraïbi, la lingua francese si comporta come un velo di<br />

protezione che mitiga la rivolta e le conseguenze dell’autobiografia : « J’ai utilisé jusque-là la<br />

langue française comme voile. Voile sur ma personne individuelle, voile sur mon corps de<br />

femme; je pourrais presque dire voile sur ma propre voix 216 ».<br />

Raccontare la propria storia personale è un focalizzare l’attenzione sull’interiorità e la<br />

vita dell’“io” protagonista-scrittore, personaggio centrale, fulcro dell’opera. Questa forma di<br />

autobiografia è prettamente “occidentale”, non usuale sull’altro versante del Mediterraneo:<br />

nel mondo in cui la sorellanza è una necessità e una risorsa reale, è evidente che una voce<br />

convoglia sempre dentro di sé una miriade di “voci sorelle”, indissolubili, incancellabili.<br />

Qualunque scrittrice che abbia sperimentato la realtà della segregazione e dell’educazione<br />

patriarcale tradizionale, non può assolutamente prescindere dalla collettività femminile,<br />

sostrato multiforme di ogni anima. L’“io” ha sempre e comunque un “noi” che fa da<br />

sottofondo, per cui non è possibile ignorare quelle voci senza perdere l’unica àncora e<br />

l’approdo sicuro della propria genealogia. Assia Djébar recupera poco a poco il senso<br />

veritiero della sua lingua francese: quella che esprimeva l’affetto paterno, quella che si<br />

sovrapponeva nei suoi ricordi di bambina al fez indossato dal padre il primo giorno di scuola.<br />

Il vero significato del francese, contestualizzato nell’orizzonte dell’amore paterno e<br />

arricchito delle “voci materne”, diventa per l’autrice una francofonia ricca e feconda: una<br />

lingua “matrigna”, come lei la definisce, ma, in fin dei conti, benevola.<br />

La francofonia diventa, per l’autrice, un espediente per spegnere le passioni esacerbate,<br />

il dolore della morte fisica e morale di un Paese dilaniato da guerre fratricide e dalla<br />

“disperazione tra i sessi”:<br />

Io stessa mi sono domandata se [...] la donna algerina – poetessa, romanziera, intellettuale – che ha<br />

bisogno di scrivere la propria esperienza e ha una specie di rivolta interiore e molte questioni<br />

conflittuali ancora in sospeso, se questa donna non si rivolga quasi di necessità a un’altra lingua,<br />

se in effetti non abbia bisogno di separarsi per prendere distanza. Quando ho scritto Lontano da<br />

216 ivi, p. 43. Il corsivo è dell’autrice.<br />

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