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II.2 LUOGHI E NOSTALGIA<br />
Sommersa dal flusso continuo di allucinazioni, Lalla Fatma prova delle sensazioni<br />
discordanti, dove la gioia e la disperazione si alternano. I ricordi che si appropriano del suo<br />
quotidiano le riportano, nel disordine, degli episodi lontani della sua vita, e le fanno rivivere<br />
sia i bei momenti sia le tappe difficili della sua esistenza. Uno dei leitmotive di questa<br />
rappresentazione del passato è la preoccupazione legata al giorno del suo matrimonio, al<br />
cambiamento che questo evento produce nella sua vita di giovane ragazza. Se il tempo di<br />
questa anziana è scomposto e può talvolta ricomporsi grazie a qualche intervento del figlio, i<br />
suoi ricordi sono sempre ancorati nello stesso luogo : la casa familiare di Fès, dove ha passato<br />
la maggior parte della sua vita. Il terrore sembra invadere l’anima della vecchia ogni volta<br />
che, per effetto della malattia, il luogo dove è convinta di trovarsi cambia e le si mostra sotto<br />
un aspetto meno familiare. Stando a quanto sostiene Tahar, la casa non è un punto d’appoggio<br />
nella situazione della malattia, non costituisce semplicemente uno dei fantasmi che appaiono<br />
con intermittenza nella fantasia di sua madre, al contrario incarna lo statuto sociale e la<br />
dignità di Lalla Fatma nel corso della sua esistenza. Ossessionata da questo posto di cui la<br />
malattia ha deformato e alterato il ricordo, Lalla Fatma evoca continuamente la sua casa : «<br />
Mais c’est quoi cette nouvelle maison ? je ne la connais pas. Ramène-moi chez moi. Tu vas<br />
pas m’oublier ici ? 253 ». Il terrore di esserne privata si manifesta come la perdita potenziale di<br />
una parte essenziale della sua esistenza. Nel contempo, l’idea della casa originaria concretizza<br />
in un’immagine precisa la nostalgia confusa della donna. Con Lalla Fatma, siamo di fronte a<br />
quel luogo eletto di cui parla Bachelard 254 , un luogo in cui la psiche umana trova, nell’età<br />
adulta, il suo ultimo rifugio, e dove l’uomo continua a cercare la protezione dell’infanzia. Si<br />
comprende così che, da questo punto di vista, la casa è intimamente legata al concetto della<br />
famiglia e del nucleo d’origine.<br />
253 Tahar Ben Jelloun, Sur ma mère, cit., p. 89.<br />
254 “Ainsi une maison onirique est une image qui, dans le souvenir et les rêves, devient une force de protection.<br />
Elle n’est pas un simple cadre où la mémoire retrouve ses images. Dans la maison qui n’est plus, nous aimons<br />
vivre encore parce que nous y revivons, souvent sans nous en bien rendre compte, une dynamique de réconfort.<br />
Elle nous a protégés, donc elle nous réconforte encore. L’acte d’habiter se couvre de valeurs inconscientes, des<br />
valeurs inconscientes que l’inconscient n’oublie pas. On peut marcotter l’inconscient, on ne le déracine pas.”<br />
Gaston Bachelard, La terre et les rêveries du repos, Paris, Librairie José Corti, 1948, p. 119.<br />
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